Certamente, di questi tempi, andare a caccia di virus può non sembrare la migliore delle idee ma, per Renato Dulbecco, seguire passo passo il virus del Polioma fu la soluzione per comprendere come alcuni di questi patogeni siano capaci di indurre la formazione di tumori. Stiamo parlando della categoria degli oncovirus, oggi responsabile di circa 1 tumore su 6 nel mondo, e che tra i suoi ranghi annovera il Papillomavirus (causa del cancro al collo dell’utero), l’Epatite B e C (che attaccano invece il fegato). Dulbecco scoprì essere l’integrazione del genoma virale con quello dell’ospite a generare i tumori, guadagnandosi un posto tra i premi Nobel per la medicina nel 1975.

Riavvolgiamo il nastro del tempo: Dulbecco nasce nel 1914 a Catanzaro, passa le sue estati d’infanzia a giocare al meteorologo ma, come giovane adulto, decide di studiare medicina. Tra le sue conoscenze più strette spiccano i nomi di Rita Levi-Montalcini e Salvatore Luria, due altri illustri premi Nobel italiani. Saranno loro a smuovere le sue ambizioni e spronarlo ad imbarcarsi verso gli Stati Uniti nel 1947, per inseguire le avanguardie della biologia moderna.

Nei suoi primi anni nel Nuovo Mondo studia i batteriofagi (o fagi), virus che attaccano i batteri e li sfruttano per riprodursi fino a farli esplodere. Dulbecco scopre la “fotoriattivazione”: un fenomeno di riparazione del DNA dei fagi attuata dalla luce ultravioletta, che lo aveva portato ad osservare ripetutamente più “placche” di batteri morti (indicative di una maggiore attività dei virus) nelle piastre lasciate sotto la luce diretta della lampada del suo laboratorio rispetto ad altre poste in ombra.

Assunto poi al CalTech (California Institute of Technology), Dulbecco sposta il suo interesse verso i virus animali e umani. In quel periodo la Poliomielite era un grave problema sociale che colpiva molti bambini, causando danni al sistema nervoso e paralisi degli arti. Dulbecco mette a punto una tecnica per la coltura e la misurazione accurata del virus, fornendo le basi per lo sviluppo del vaccino anti-polio avvenuta in seguito grazie ad Albert B. Sabin.

Sono gli anni ’50 quando Dulbecco si interessa agli oncovirus ed elegge quello del Polioma come modello esemplare di studio per questa categoria. Il meccanismo di innesco dei tumori sfuggiva agli scienziati: una volta entrato nelle cellule, il virus “spariva” lasciando le sue ospiti in apparenza sane, solo dopo un breve periodo queste cambiavano diventando cellule tumorali.

«L’idea era che questo virus introducesse qualche cosa che persisteva, in modo da dare caratteristiche cambiate ma costanti alle cellule»

A metterlo sulla buona strada è la scoperta, fatta da lui e dalla sua collega Marguerite Vogt, che l’informazione genetica di questo virus fosse scritta in DNA, come per noi, e possedesse una struttura circolare. Seguendone le tracce, scoprono che il virus rilascia questo DNA circolare all’interno della cellula infettata, e non solo: l’anello si apre diventando una stringa lineare che s’inserisce nel genoma dell’ospite. È dunque questo il passaggio chiave che altera la normale espressione dei geni della cellula, ai quali si aggiungono quelli del virus causando la trasformazione maligna e la proliferazione anomala di queste. Il meccanismo d’integrazione del genoma virale si rivelò essere vero per tutti gli oncovirus, anche quelli con genoma a RNA (che però hanno un passaggio supplementare di conversione da RNA a DNA) come scoperto dagli studi di Howard M. Temin e David Baltimore che vinsero anch’essi il premio Nobel con Dulbecco nel 1975.

Negli anni ’80 e 90’, Dulbecco diventa uno dei primi promotori del progetto Genoma Umano (finalizzato alla mappatura di tutti i nostri geni), e rientra in patria per coordinare la partecipazione italiana al progetto, poi annullata per mancanza di fondi. Comunque soddisfatto di aver ampiamente contribuito al Rinascimento scientifico del ‘900 rivoluzionando concetti chiave della virologia, oncologia e genetica, si ritira a San Diego per dedicarsi alla scrittura e al pianoforte. Dulbecco ci lascia nel 2012 all’età di 98 anni.

Immagine: creata da kjpargeter @Freepik.com

Fonti:

https://www.nobelprize.org/prizes/medicine/1975/dulbecco/biographical/

https://www.webofstories.com/play/renato.dulbecco/1

Enciclopedia Italiana Treccani: Fabio De Sio – Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Scienze (2013)

Renato Dulbecco: a Renaissance scientist. DOI: 10.1016/j.cell.2012.03.013.

Statistiche sui tumori causati da oncovirus: DOI: 10.1089/vim.2016.0109; DOI: 10.1016/j.chom.2014.02.011