Questa domanda è al centro di dibattiti bioetici, biologici e giuridici e di tante serie Netflix. La risposta più semplice è: un po’ e un po’. Non siete soddisfatti? Approfondiamo!

Che cosa determina il comportamento di un serial killer o di una persona psicopatica? Mentre fattori ambientali, come traumi e abusi, giocano un ruolo decisivo, i contributi genetici al comportamento antisociale e violento stanno guadagnando sempre più attenzione. Gli studi suggeriscono che specifiche variazioni genetiche possono aumentare la vulnerabilità a comportamenti aggressivi e antisociali, soprattutto quando interagiscono con esperienze di vita traumatiche. Qui esploriamo alcune delle principali scoperte scientifiche, incluso il ruolo di uno specifico  gene e gli effetti dei traumi sull’epigenetica e lo sviluppo della psicopatia.

Le Basi Genetiche del Comportamento Violento e Psicopatico

Molti studi indicano che la genetica ha un ruolo nella predisposizione a comportamenti violenti, inclusi quelli associati alla psicopatia e al comportamento seriale. La psicopatia è un disturbo di personalità caratterizzato da un’evidente mancanza di empatia, comportamenti manipolativi, impulsività e, in alcuni casi, aggressività. Una componente genetica significativa è stata identificata, con studi di gemelli che suggeriscono che tra il 40% e il 60% della variazione nei tratti psicopatici può essere attribuita a fattori ereditari (Viding et al., 2005). Tuttavia, questa predisposizione genetica non è deterministica: molte persone con queste varianti genetiche non sviluppano mai tratti psicopatici. 

La predisposizione genetica è come un set di strumenti che riceviamo alla nascita. Alcuni di noi nascono con cacciaviti, altri con pinze, altri ancora con martelli. Avere un martello nel kit può rendere più facile costruire certe cose, ma meno altre. Allo stesso modo, alcune persone nascono con “strumenti genetici” che le rendono più vulnerabili a certi problemi di salute, o più inclini a certi tratti, come l’ansia o una particolare forma fisica.

Tuttavia, il kit di strumenti non determina ciò che faremo nella vita; rappresenta solo le risorse di partenza. Possiamo imparare a usare quegli strumenti in modi diversi, adattarci e persino acquisire nuovi strumenti. Se qualcuno ha nel proprio kit una “predisposizione” all’obesità, non significa che diventerà obeso: significa solo che dovrà lavorare di più per mantenere uno stile di vita sano. Così, la predisposizione genetica influenza solo il modo in cui affrontiamo certe situazioni, ma siamo sempre noi a decidere come costruire il nostro percorso.

Ma quello che cambia la probabilità di sviluppare un comportamento psicopatico è piuttosto l’interazione tra genetica e ambiente.

Uno degli studi chiave nella ricerca genetica sulla psicopatia ha evidenziato che certe varianti genetiche sono più comuni in individui con disturbo della personalità antisociale e psicopatica. Ad esempio, varianti genetiche che influenzano il sistema della serotonina, come quelle nei geni SLC6A4 e TPH1, sembrano aumentare la propensione a comportamenti aggressivi, soprattutto in combinazione con un ambiente di vita instabile (Ficks & Waldman, 2014). Inoltre, mutazioni nei geni del sistema dopaminergico, come il gene DRD4, sono state associate a una maggiore impulsività e ricerca di sensazioni, tratti comuni nei serial killer e negli psicopatici (Glenn & Raine, 2014).

Il Ruolo del Gene MAO-A e l’Aggressività

Uno dei geni più studiati in relazione all’aggressività è il gene MAO-A, spesso soprannominato “il gene del guerriero”. Il gene MAO-A codifica per l’enzima monoamino ossidasi A, che ha il compito di degradare neurotrasmettitori come serotonina, dopamina e noradrenalina. Bassi livelli di MAO-A sono stati associati a una maggiore tendenza all’aggressività e all’impulsività (Caspi et al., 2002). Una particolare variante del gene MAO-A, caratterizzata da una bassa attività dell’enzima, sembra essere associata a comportamenti violenti, soprattutto quando gli individui con questa variante sono esposti a condizioni ambientali stressanti, come abusi durante l’infanzia.

Uno studio seminale di Caspi e colleghi (2002) ha dimostrato che uomini con la variante a bassa attività del gene MAO-A che avevano subito abusi in età infantile mostravano un rischio significativamente più alto di sviluppare comportamenti antisociali e aggressivi rispetto a quelli che non avevano subito abusi. Tuttavia, la sola presenza della variante MAO-A non sembra sufficiente a determinare tali comportamenti, confermando che è l’interazione tra genetica e ambiente a guidare lo sviluppo di comportamenti antisociali.

Effetti Epigenetici di Traumi e Abusi nell’Infanzia

L’epigenetica studia come fattori ambientali possano modificare l’espressione dei geni senza alterare la sequenza del DNA. Per capire come funziona, si può pensare ai geni come al testo di un libro: quando lo leggiamo, il testo resta lo stesso. L’epigenetica è come i segnalibri, le evidenziazioni o le annotazioni che decidono quali parti leggere, quali saltare e quando leggerle. In pratica, l’epigenetica agisce come un interruttore che regola quali geni si attivano e in quale momento.

Questi cambiamenti avvengono attraverso dei “marcatori epigenetici”, delle piccole modifiche chimiche che si attaccano al DNA o alle proteine che lo avvolgono. 

L’ambiente in cui viviamo, inclusi dieta, stress, inquinamento e traumi, può influenzare questi marcatori epigenetici. Ad esempio, studi hanno dimostrato che lo stress cronico può modificare l’espressione dei geni legati alla gestione dello stress stesso, rendendo alcune persone più vulnerabili o più resistenti alle situazioni difficili. Anche esperienze di vita, come traumi infantili, possono “segnare” l’epigenetica, predisponendo alcune persone a problemi emotivi o comportamenti antisociali.

I cambiamenti epigenetici sono spesso reversibili e possono variare durante la vita. Inoltre, alcune modifiche epigenetiche possono essere trasmesse ai figli, il che significa che l’ambiente e le esperienze vissute dai genitori possono avere un impatto anche sulle generazioni successive.

I traumi infantili e gli abusi emotivi e fisici possono attivare o silenziare alcuni geni, influenzando così profondamente il comportamento futuro dell’individuo. Le esperienze traumatiche, in particolare, sono state associate a cambiamenti epigenetici nei geni che regolano la risposta allo stress, come il gene NR3C1, che codifica per il recettore dei glucocorticoidi. Uno studio di McGowan et al. (2009) ha evidenziato che individui che avevano subito abusi durante l’infanzia mostravano una riduzione dell’espressione del recettore dei glucocorticoidi, portando a una maggiore sensibilità allo stress e a una predisposizione a comportamenti aggressivi.

Esperienze traumatiche possono alterare l’espressione dei geni che regolano i neurotrasmettitori e i circuiti del cervello legati alla regolazione emotiva e al controllo degli impulsi, aumentando la probabilità di comportamenti antisociali. È stato osservato che i cambiamenti epigenetici derivanti da traumi infantili possono persistere anche nell’età adulta, contribuendo allo sviluppo di disturbi come il disturbo della personalità antisociale e psicopatia (Szyf, 2009).

Come I Traumi Influenzano l’Insorgenza di Comportamenti Antisociali

La ricerca mostra che individui con una predisposizione genetica a comportamenti violenti e antisociali hanno un rischio molto più alto di manifestare questi tratti se esposti a traumi, soprattutto nell’infanzia. Gli abusi e i traumi possono portare a cambiamenti epigenetici duraturi che modificano il funzionamento del cervello e aumentano la vulnerabilità a comportamenti antisociali e psicopatici (Teicher et al., 2016). 

È importante notare che l’interazione tra geni e ambiente non è un meccanismo unidirezionale; la genetica può rendere alcuni individui più sensibili agli effetti del trauma, mentre fattori ambientali possono modificare l’espressione genetica, influenzando il rischio di sviluppare comportamenti antisociali. Questo spiega perché, anche tra persone con simili predisposizioni genetiche, non tutti sviluppano psicopatia o diventano serial killer. È una combinazione di vulnerabilità genetica, traumi infantili e altre influenze ambientali che contribuiscono a plasmare il comportamento di un individuo, evidenziando la complessità del comportamento umano e la necessità di considerare sia fattori biologici che ambientali.

Prospettiva Bioetica

La ricerca sulle basi genetiche del comportamento antisociale e della psicopatia solleva numerose questioni bioetiche, che toccano principi come la responsabilità individuale, la prevenzione del crimine, e il rischio di stigmatizzazione e discriminazione genetica. L’identificazione di varianti genetiche, come quelle nel gene MAO-A, che possono aumentare la probabilità di sviluppare comportamenti aggressivi o psicopatici, pone la società di fronte a un dilemma: come gestire queste informazioni senza violare i diritti fondamentali degli individui?

Uno degli aspetti più controversi riguarda la possibilità di screening genetici preventivi. Se è possibile identificare una predisposizione genetica alla psicopatia o ad altri disturbi del comportamento, in futuro potrebbe sorgere la domanda se sia etico sottoporre i bambini a test genetici o epigenetici per determinare il loro potenziale rischio. Anche se queste informazioni potrebbero essere utilizzate per fornire un supporto precoce, esiste un rischio significativo di stigmatizzazione, con possibili effetti negativi per il bambino. Una “predisposizione genetica” non equivale a un destino immutabile, e la stigmatizzazione potrebbe minare il suo sviluppo e il diritto all’autodeterminazione.

Inoltre, il principio di responsabilità personale viene messo in discussione. Se le caratteristiche genetiche e le esperienze ambientali sono alla base di comportamenti violenti, come la società può distinguere tra responsabilità individuale e predisposizioni biologiche? A livello bioetico, è fondamentale rispettare l’autonomia degli individui e trattare queste informazioni con estrema cautela, tenendo conto della complessità e della non determinabilità del comportamento umano. L’etica medica e psicologica sottolinea che, anche in presenza di un profilo genetico predisponente, la responsabilità morale e legale dell’individuo rimane, dal momento che è l’interazione tra fattori genetici e ambientali a determinare il comportamento e non un singolo “gene del crimine”.

Prospettiva Giuridica

Dal punto di vista giuridico, la scoperta di basi genetiche per comportamenti antisociali o psicopatici introduce implicazioni sia per il diritto penale sia per la giustizia minorile e preventiva. I tribunali, in alcuni paesi, hanno iniziato a considerare la presenza di fattori genetici e neurobiologici come attenuanti in giudizi per crimini violenti, specialmente quando accompagnati da evidenze di traumi infantili. Tuttavia, questa prassi solleva questioni rilevanti, come la misura in cui la genetica possa ridurre la responsabilità penale e quanto queste evidenze debbano pesare nelle decisioni giuridiche.

Ad esempio, l’uso di varianti genetiche come quella del MAO-A in tribunale per ridurre la pena o addirittura ottenere una riduzione di responsabilità è stato oggetto di dibattito in diverse giurisdizioni, come gli Stati Uniti e l’Italia (Farahany & Coleman, 2006). Il sistema giuridico si basa, infatti, sull’idea di responsabilità individuale e sulla capacità del soggetto di comprendere e scegliere consapevolmente le proprie azioni. La genetica potrebbe, quindi, creare un precedente pericoloso, suggerendo che alcuni individui siano meno “responsabili” delle loro azioni a causa di una predisposizione biologica. Questo potrebbe, da un lato, promuovere un sistema di giustizia più umano e scientificamente informato, ma, dall’altro, rischierebbe di aprire la strada a un determinismo biologico, delegittimando il libero arbitrio e il senso di giustizia sociale.

Infine, dal punto di vista della giustizia minorile, la conoscenza delle influenze genetiche e ambientali potrebbe essere utile per sviluppare programmi di prevenzione più efficaci, volti a ridurre il rischio di comportamenti antisociali in giovani soggetti con predisposizioni genetiche e background traumatici. Tuttavia, l’utilizzo di queste informazioni deve essere bilanciato con il rispetto per i diritti dei minori, evitando qualsiasi tipo di etichettatura precoce che potrebbe influire negativamente sul loro sviluppo. Il sistema legale, pertanto, è chiamato a garantire che le scoperte scientifiche vengano integrate con attenzione e rispetto per i diritti individuali, evitando derive stigmatizzanti o punitive basate esclusivamente su informazioni genetiche.

In conclusione

Le basi genetiche e ambientali del comportamento antisociale e psicopatico sono estremamente complesse. Mentre alcuni geni, come il MAO-A, possono aumentare la predisposizione all’aggressività, è l’interazione con fattori ambientali come traumi e abusi a giocare un ruolo cruciale nel determinare la manifestazione di comportamenti violenti e antisociali. Gli studi epigenetici hanno mostrato che i traumi infantili possono modificare l’espressione dei geni legati alla regolazione dello stress e all’aggressività, suggerendo che l’ambiente in cui cresciamo può lasciare segni duraturi sul nostro patrimonio genetico. Questi risultati sottolineano l’importanza di un approccio multidisciplinare nella comprensione del comportamento umano, poiché solo integrando genetica, neuroscienze e psicologia possiamo ottenere una visione più completa delle cause alla base dei comportamenti antisociali.

Riferimenti

  • Caspi, A., McClay, J., Moffitt, T. E., Mill, J., Martin, J., Craig, I. W., … & Poulton, R. (2002). Role of genotype in the cycle of violence in maltreated children. Science, 297(5582), 851-854.
  • Ficks, C. A., & Waldman, I. D. (2014). Candidate genes for aggression and antisocial behavior: A meta-analysis of association studies of the 5HTTLPR and MAOA-uVNTR. Behavior Genetics, 44(5), 427-444.
  • Glenn, A. L., & Raine, A. (2014). Neurocriminology: Implications for the punishment, prediction and prevention of criminal behaviour. Nature Reviews Neuroscience, 15(1), 54-63.
  • McGowan, P. O., Sasaki, A., D’Alessio, A. C., Dymov, S., Labonté, B., Szyf, M., … & Meaney, M. J. (2009). Epigenetic regulation of the glucocorticoid receptor in human brain associates with childhood abuse. *Nature Neuros
  • Viding, E., Blair, R. J., Moffitt, T. E., & Plomin, R. (2005). Evidence for substantial genetic risk for psychopathy in 7-year-olds. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 46(6), 592-597.
  • Farahany, N. A., & Coleman, J. E. (2006). Genetics and Responsibility: To Know the Criminal from the Crime. Law and Contemporary Problems, 69(1), 115-164.
  • Council of Europe. (1997). Convention for the Protection of Human Rights and Dignity of the Human Being with regard to the Application of Biology and Medicine