Tra la serata di lunedí 15 Aprile e mercoledí 17 Aprile gli Emirati Arabi Uniti e il vicino Oman sono stati colpiti da una serie di piogge torrenziali che hanno provocato intense alluvioni (“flash floods” in inglese). All’aeroporto di Dubai sono caduti 119 mm in sole 24 ore, quando la quantità di pioggia che cade mediamente in un anno è di 74 mm. A Muscat, capitale dell’Oman, sono caduti tra domenica e mercoledí 230 mm di pioggia, secondo le autorità, piú del doppio di quella che si verifica in anno, causando persino 20 vittime [1]. Ad Al Ain, negli Emirati Arabi, al confine con l’Oman, sono caduti addirittura 254 mm, la pioggia che cadrebbe normalmente in due anni. A Dubai numerosi disagi per le strade allagate, aeroporto incluso, con un sistema di rete fognaria sicuramente non in grado di assorbire una simile quantità di pioggia.
Le immagini della pista dell’aeroporto di Dubai allagato hanno fatto subito il giro del mondo [2] catturando subito l’attenzione delle persone e ponendo subito degli interrogativi sull’accaduto. Il centro meteorologico degli Emirati Arabi Uniti (NCM) porta avanti dal 2002 un’attivitá di ricerca che porta il nome di “cloud seeding” (inseminazione delle nuvole), con l’obiettivo di aumentare le precipitazioni e quindi combattere la scarsitá d’acqua. La tecnica piú in voga consiste nel rilasciare da aerei appositi delle particelle di ioduro di argento nelle nuvole già esistenti. Queste particelle fungono da nuclei di condensazione artificiali e aiutano nel processo di formazione delle gocce di pioggia a partire dal vapore acqueo. In natura tali nuclei di condensazione esistono già, come ad esempio sale marino, polvere desertica, particelle di argilla (per saperne di piú consultare ad esempio [3]).
Il dubbio, ha quindi alimentato la seguente domanda:
Puó l’evento eccezionale di pioggia di questi giorni essere attribuito al cloud seeding?
Le risposte, dagli esperti, non si sono fatte attendere. In sintesi la risposta è no, ma vediamo in dettaglio perché.
Innanzitutto partiamo dall’analisi meteorologica dell’evento: a larga scala il responsabile è stato un sistema di bassa pressione “bloccato”, originatosi da un’ondulazione della corrente a getto sub-tropicale [4]. Il fatto che fosse in lento movimento era già un’indicazione che le piogge sarebbero state copiose. Inoltre, come riportato da Jeff Berardelli, noto meteorologo statunitense, un altro ingrediente è stata la presenza di polvere desertica, che ha agito come nucleo di condensazione naturale [5].
Inoltre, i modelli di previsione avevano correttamente previsto l’intensitá dell’evento.
Qui ad esempio trovate le mappe di previsione del centro europeo di previsioni (ECMWF) che già a 48-72 ore dall’evento aveva previsto precipitazioni abbondanti su tutta l’area a ridosso del golfo di Oman.
Queste invece le previsioni probabilistiche per la città di Dubai emesse il 10 Aprile, che già prevedevano per il 15-16 Aprile possibili quantitativi di pioggia superiori ai 100 mm in 24 ore, con la probabilità che è aumentata sempre di più con l’avvicinarsi dell’evento.
Tutto questo per dire che se si fosse trattata di “pioggia artificiale”, generata cioè dal cloud seeding, i modelli non avrebbero potuta prevederla, perché non è un parametro che attualmente viene incluso nelle equazioni. Lo stesso NCM aveva diramato un’allerta meteo per la zona per “convective clouds” [6]
Inoltre è stato negato dall’agenzia stessa, dal direttore Omar Al Yazeedi, che siano state praticate operazioni di “cloud seeding” poco prima o durante l’evento, affermando che questa tecnica richiede di inseminare le nuvole nella fase iniziale e non già quando il temporale è in corso [7].
In ogni caso, ammettendo pure che tecniche di cloud seeding siano state utilizzate, non potrebbero spiegare la portata dell’evento, sia in termini di quantità di precipitazione che dell’estensione spaziale del sistema temporalesco. Come riportato da Marteen Ambaum, professore di fisica dell’atmosfera all’Università di Reading nel Regno Unito, l’alluvione di Dubai è stata causata molto probabilmente da un sistema convettivo alla mesoscala, ossia un grande sistema di diverse celle temporalesche che si amalgamano e possono arrivare anche a centinaia di chilometri di estensione. Non esiste al momento nessuna tecnologia in grado di creare o modificare questi sistemi temporaleschi [8]. Dati i costi enormi per ogni operazione e dato che la pioggia era comunque prevista, non ci sarebbe stato nessun beneficio dall’applicare questa tecnologia in questo caso, ma soltanto costi, come detto anche da Giles Harrison, sempre dall’Università di Reading. Anche Vincenzo Levizzani, direttore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR, nonché esperto di microfisica delle nubi, ha elencato i limiti di questa tecnica [9].
Insomma tutto questo dovrebbe porre fine a ogni dubbio relativamente a questo specifico evento. Piú in generale la comunitá scientifica non è ancora riuscita a quantificare in modo sistematico l’efficacia del cloud-seeding rispetto alla pioggia naturale, date le complessa variabilitá delle nubi nel tempo e nello spazio [10].
C’entra il cambiamento climatico?
Una prima analisi suggerisce di sì, con cause ascrivibili anche alla variabilità naturale. [11]
Inoltre uno studio recente del gruppo World Weather Attribution [12] ha quantificato che il cambiamento climatico ha intensificato del 10-40% questo evento. Ha anche concluso che il “cloud seeding” non avrebbe avuto alcun impatto, se fosse stato applicato.
In ogni caso, quello che dovrebbe preoccupare invece è il fatto che le proiezioni climatiche indicano che le precipitazioni aumenteranno di circa il 30% in queste zone, con aumento anche dei giorni di pioggia con piú di 10 mm [13]. Aumenteranno quindi gli eventi estremi come questo, come è stato già osservato negli ultimi anni vent’anni negli Emirati Arabi [14]. E la causa in questo caso è già nota: il cambiamento climatico e quindi l’uomo.
E’ ancora difficile quindi per l’uomo modificare il tempo alla piccola scala con il cloud-seeding, ma attraverso le emissioni di gas serra stiamo contribuendo in modo massiccio a cambiare il clima e gli eventi meteorologici che lo caratterizzano.
Fonti:
[1] https://www.aljazeera.com/news/2024/4/18/was-cloud-seeding-responsible-for-the-floodings-in-dubai
[2] https://twitter.com/ShujaUH/status/1780443443728355678?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1780443443728355678%7Ctwgr%5E351ef1efcefcd2ed262ea83a1939c92f190fabbe%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fd-28223398903394487851.ampproject.net%2F2404021934000%2Fframe.html
[4] https://www.3bmeteo.com/giornale-meteo/cos–e-la-corrente-a-getto–50143
[5] https://twitter.com/WeatherProf/status/1780404762116022666
[6] https://twitter.com/ncmuae/status/1779979796044259334/photo/2
[7] https://www.cnbc.com/2024/04/17/uae-denies-cloud-seeding-took-place-before-severe-dubai-floods.html
[10] https://www.nature.com/articles/s41612-023-00503-2
[11] ClimaMeter – 2024/04/16 Dubai Floods
[13] https://nature.com/articles/s41598-023-49910-8
[14] https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0169809521003446#s0075
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