Oggi 11 novembre inizia la ventinovesima conferenza delle parti sul cambiamento climatico (COP29), organizzata dalle Nazioni Unite a Baku, in Azerbaigian. E’ l’occasione in cui ogni anno scienziati, politici e rappresentanti della società civile si riuniscono per fare il punto sulla crisi climatica.

 

Il compito di questa conferenza è di proseguire l’azione sulla riduzione delle emissioni di gas serra, causate principalmente dall’uso dei combustibili fossili nelle attività umane, e contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale. Questa soglia è ritenuta da non superare se non vogliamo rendere gli effetti dei cambiamenti climatici molto più pericolosi rispetto a ora (come se non lo fossero già).

 

L’accordo globale per raggiungere questo obiettivo è stato partorito dalla COP di Parigi del 2015 ed è stato sottoscritto da quasi tutti i paesi del mondo. Una svolta epocale che però deve ancora trovare un’attuazione vera e propria, dato che con le politiche attuali di riduzione delle emissioni arriveremo a quasi 3°C di riscaldamento entro la fine del secolo [1]. Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, dato che la temperatura media globale è stata a livelli record per quasi tutto l’anno, sopra i 1.5°C di riscaldamento [2].

 

Andamento della temperatura media globale dal 1850 al 2023 relativa alla media nel periodo 1850-1900 (periodo pre-industriale). I puntini rappresentano la media annuale di temperatura con relativo margine di incertezza, rappresentato dalla lineetta verticale. La linea blu indica l’andamento annuale, quella rossa l’andamento a lungo termine [3].

 

Fermi tutti! Abbiamo quindi già superato la fatidica soglia? L’Accordo di Parigi è stato un fallimento? Non proprio. Il clima cambia su tempi molto più lunghi rispetto ai nostri. Per noi un anno è un periodo di tempo considerevole, ma per il clima è un battito di ciglia. Può capitare che un anno sia particolarmente più caldo o più freddo rispetto agli altri, a causa di fenomeni con effetti temporanei come eruzioni vulcaniche o il Niño. Le emissioni di gas serra non hanno invece un effetto temporaneo; aumentano continuamente la quantità di energia immagazzinata nel clima – e di conseguenza la temperatura globale – finché non si fermano (o questo è quanto si spera). Quindi l’effetto della CO2 e degli altri gas serra sul clima va esaminato a lungo termine, almeno su scale di 20-30 anni.

 

Proprio qui sta l’inghippo: tecnicamente la soglia dei 1,5 gradi è superata solo se la media trentennale di temperatura supera quel limite; al momento la media trentennale è intorno a 1,3 gradi. Non solo: l’Accordo di Parigi stabilisce che il limite non va superato entro la fine del secolo [4]. Questo significa che in base all’accordo si può sforare temporaneamente la soglia dei 1,5 gradi e poi tornare sotto il limite entro il 2100. Questo concetto è noto tra gli scienziati come overshoot climatico e merita un articolo a parte.

 

Avete il mal di testa a questo punto? Anche noi. Forse però stiamo sbagliando obiettivo. La soglia dei 1,5 gradi è importante, ma il punto focale è che ogni decimo di grado conta. A livello giuridico serve fissare un limite numerico per calcolare la riduzione delle emissioni di gas serra a livello globale e nazionale. A noi come persone però questo importa relativamente. Come esseri umani noi siamo sensibili alle alluvioni, agli eventi estremi, alle ondate di calore, ai raccolti agricoli, ai punti di non ritorno climatici. Tutti questi fattori sono già messi a serio rischio dal riscaldamento globale attuale, indipendentemente dalla soglia che decidiamo di fissare. Per questo motivo la COP di quest’anno è importante, come ogni anno. Serve a capire a che punto siamo in questa corsa per la nostra sopravvivenza.

 

Purtroppo la strada per la COP29 è iniziata già in salita. Le COP sono organizzate a turno in diverse regioni del mondo. Quella di quest’anno toccava all’Europa dell’est, che include sia paesi dell’UE come la Polonia, sia paesi come l’Ucraina e la Russia. Capite subito come la scelta di un paese organizzatore che andasse bene a tutti fosse quasi impossibile. Alla fine si è trovato un compromesso con l’Azerbaigian, che però è praticamente un petro-stato, proprio come gli Emirati Arabi Uniti che hanno organizzato la COP l’anno scorso. L’Azerbaigian è stato anche accusato recentemente di sfruttare l’evento per aumentare la produzione nazionale di combustibili fossili e di usare profili finti sui social media per insabbiare il dissenso.

 

Oltre alla riduzione delle emissioni, altro nodo importante di questa conferenza è quello della finanza. Bisogna aggiornare l’obiettivo di 100 miliardi di dollari l’anno per il fondo Loss and Damage, creato proprio dall’Accordo di Parigi per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi climatica. Noi di Minerva abbiamo già parlato in passato di questo argomento [5]. Il problema però è che i soldi su questi temi non ci sono mai. La conferenza mondiale sulla biodiversità che si è tenuta due settimane fa in Colombia è naufragata proprio su questo punto: molti paesi sviluppati non vogliono stanziare i fondi necessari alla creazione di un fondo mondiale per la protezione della biodiversità. Si teme che lo stesso copione si possa ripetere anche a Baku. Ultimo ma non ultimo, la rielezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti complica ulteriormente la questione, viste le sue posizioni in materia di clima e ambiente.

 

Cosa possiamo fare noi nel concreto per migliorare la situazione? Oltre alle solite cose, come mangiare meno carne e usare fonti di energia a basse emissioni, ci sono altre azioni più incisive. Per esempio, smettere di investire in combustibili fossili (non serve essere ricchi, basta avere un conto corrente bancario) e fare pressione su Parlamento e Governo per ottenere politiche efficaci di riduzione delle emissioni di gas serra. Un piccolo passo per noi, un grande passo per proteggere l’umanità.

 

Crediti immagine: Han Soete. Copyright: Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0).

 

FONTI

 

[1] https://www.unep.org/resources/emissions-gap-report-2024

[2] https://www.carbonbrief.org/analysis-what-record-global-heat-means-for-breaching-the-1-5c-warming-limit/

[3] https://berkeleyearth.org/global-temperature-report-for-2023/

[4] https://www.climatecouncil.org.au/resources/have-we-already-gone-past-1-5-degrees-warming/

[5] https://www.noidiminerva.it/chi-ha-causato-il-cambiamento-climatico/