Domenica inizia la ventisettesima Conferenza delle Parti (COP27) delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Quest’anno la conferenza si tiene a Sharm El-Sheikh in Egitto. Delegati di ogni paese del mondo sono chiamati a discutere le soluzioni politiche ed economiche alla crisi climatica. La scienza è chiara: la causa del recente cambiamento climatico sono le emissioni di gas serra dovute alle attività umane [1]. Il compito principale della conferenza è quindi di rivedere (e possibilmente rafforzare) gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra e di trovare il modo di applicarli.
Questo fa parte dell’insieme di misure adottate dalle precedenti COP, soprattutto nell’ambito dell’Accordo di Parigi del 2015 e nel Patto di Glasgow del 2021. Compito arduo, dato che negli ultimi anni le emissioni globali hanno avuto un rimbalzo e sono di nuovo in aumento [2], dopo la piccola riduzione causata dalla pandemia. Oltretutto, molti governi non stanno dedicando alla crisi climatica l’attenzione che merita. Sul tema delle emissioni nazionali, il sito Climate Action Tracker ha diversi indicatori per valutare gli impegni dei singoli paesi alla riduzione delle emissioni; per dare un esempio, gli impegni presi a livello europeo sono giudicati insufficienti. Purtroppo a livello globale le cose non vanno meglio. Un recente rapporto delle Nazioni Unite afferma che non esiste possibilità di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi con gli attuali impegni di riduzione delle emissioni [3].
Tanta carne al fuoco, insomma. Questa infografica riassume la situazione attuale, sottolineando che ci saranno altri temi importanti da trattare nella conferenza oltre alle emissioni. Uno di quelli più discussi negli ultimi anni è quello detto “loss and damage”. Sostanzialmente, è un sistema di riparazione dei danni e riduzione del rischio nei paesi in via di sviluppo a causa dei cambiamenti climatici. E’ un problema molto attuale, dato che negli ultimi decenni gli eventi estremi (spesso non trattati dai media occidentali) sono fortemente aumentati d’intensità e hanno causato più di mezzo milione di vittime in questi paesi.
Dato che il recente cambiamento climatico è causato dalle emissioni di gas serra, è naturale pensare che i soldi per la riparazione dei danni climatici siano stanziati dai paesi che hanno contribuito maggiormente a creare il problema. Questo fa parte del concetto più ampio di “giustizia climatica”, basato sul fatto che a soffrire maggiormente per la crisi climatica sono i paesi e le persone che hanno contribuito meno al problema. Nel complesso, dividendo la popolazione a metà tra quelli che vivono nei paesi più ricchi e quelli che vivono nei paesi più poveri, la metà più ricca è responsabile di oltre l’80% delle emissioni globali. Cina, USA e Unione Europea contribuiscono da soli a circa metà delle emissioni globali. Questo non tiene nemmeno conto del fatto che alcuni paesi “subappaltano” parte delle proprie emissioni ad altri, spostando per esempio la propria produzione industriale o energetica. Tralasciamo però questo aspetto per semplicità. Storicamente, i 5 paesi che hanno prodotto più emissioni di gas serra sono USA, Cina, Russia, Germania e Regno Unito.
I primi 10 paesi per percentuale di emissioni di gas serra cumulate dal 1750 al 2020 (Fonte: Our World In Data).
Purtroppo ancora non si è arrivati a un accordo soddisfacente sul tema del loss and damage, a causa delle risposte non adeguate dei suddetti paesi “colpevoli” e nonostante il tema sia discusso ormai da decenni [4]. I paesi sviluppati hanno promesso di stanziare 100 miliardi di dollari l’anno, ma non hanno rispettato gli impegni [5]. Se pensate che siano tanti soldi, pensate che è molto meno di quanto annualmente viene stanziato per sovvenzionare i combustibili fossili (400 miliardi di dollari solo nel 2019). Non c’è accordo su chi dovrebbe maggiormente impegnarsi sulla questione. Alcuni paesi accusano altri di non fare abbastanza, mentre i secondi accusano i primi di ipocrisia [6]. Il solito scaricabarile, insomma. Dall’altra parte, i paesi in via di sviluppo premono sempre di più perché le proprie istanze sull’argomento vengano ascoltate. Si sono formati diversi gruppi di paesi attivi sul tema, come il V20, formato dai 20 paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico [7]. Il fatto che la conferenza si svolga in Egitto, esso stesso un paese in via di sviluppo, lascia immaginare che il loss and damage sarà centrale durante la conferenza. Se volete approfondire il tema loss and damage e masticate un po’ di inglese, il sito Carbon Brief ha messo insieme una lista di Q&A sull’argomento.
La giustizia climatica non tratta però soltanto delle emissioni a livello nazionale, ma anche quelle a livello personale. Si parla molto ultimamente della cosiddetta “impronta ecologica” personale, ossia l’impatto che i nostri comportamenti individuali hanno sull’ambiente. Questa metrica è criticata da alcuni, che sostengono che potrebbe essere usata per colpevolizzare i solamente singoli individui della situazione attuale e impedire cambiamenti sistemici. Altri ritengono che possa essere un indicatore utile per misurare l’impatto del nostro stile di vita sull’ambiente. Comunque la pensiate, si stima che l’1% della popolazione più ricca abbia causato circa il 25% delle emissioni globali negli ultimi trent’anni [8], con pesanti ripercussioni a livello sociale.
Il cambiamento climatico è una sfida enorme che ci riguarda tutti e che si può affrontare solamente con un approccio globale. La riparazione dei danni e la riduzione del rischio da eventi estremi nei paesi più vulnerabili può essere un modo dei paesi ricchi di affrancarsi dal proprio ruolo di “causa” del problema, come lo è aiutare i paesi in via di sviluppo ad avere uno crescita economica più sostenibile rispetto a quella che abbiamo avuto noi in passato.
FONTI
[1] Evidence | Facts – Climate Change: Vital Signs of the Planet
[4] Timeline: The struggle over ‘loss and damage’ in UN climate talks
[5] Richer nations fall short on climate finance pledge | AP News
[6] Who Is Responsible For Climate Change? – Who Needs To Fix It?
[7] Rich countries must urgently help poor nations hit by climate crisis, says V20
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