Appena iniziata la pandemia, tutti noi avevamo già sentito parlare di test e tamponi: cosa sono? A cosa servono? Quanti ne vanno fatti, perché? Cosa sono i falsi positivi?
Qualche mese dopo, abbiamo cominciato a parlare prevalentemente di test sierologico, campionamento, anticorpi e vaccino. Un errore molto comune è stato confondere i due tipi di test: il tampone e il sierologico. Ma queste due procedure sono molto diverse tra loro e vanno fatte per scopi differenti, vediamo perché.
Innanzitutto, quando parliamo di test sierologico dobbiamo parlare di anticorpi. Gli anticorpi sono delle proteine a forma di “Y”, prodotte dalle cellule del sistema immunitario e trasportate dal sangue in tutto il corpo altamente specializzate che si legano a molecole bersaglio chiamate antigeni. un antigene puó essere un pezzetto di batterio, o di un virus. La parte più specializzata dell’anticorpo, anche detto immunoglobulina, si trova nelle braccia superiori della Y: questa sezione, è in grado di adattarsi velocemente e legarsi in maniera altamente specifica ai nuovi antigeni. Facciamo un esempio: ci tagliamo con il classico chiodo arrugginito, e dei batteri entrano nel nostro corpo. Dei segnali avvertono il nostro sistema immunitario che qualcosa di “estraneo” è appena entrato;se è la prima volta che il nostro sistema immunitario deve combattere quel nemico dovrà trovare l’anticorpo giusto per riconoscerlo, ma se noi conosciamo già quel batterio, perché ci siamo venuti in contatto precedentemente, allora si attiva la cosiddetta immunità a lungo termine e gli anticorpi altamente specializzati saranno già disponibili. In questo modo avremo una risposta immunitaria rapida, tale da neutralizzare subito il pericolo.

Cosa è un vaccino allora? Con il vaccino alleniamo il nostro sistema immunitario introducendo piccolissime quantità dell’antigene del virus o del batterio da cui ci interessa proteggerci. Così i nostri globuli bianchi inizieranno a produrre gli anticorpi specifici contro quell’antigene, ad esempio contro il virus Paramyxovirus, che causa il morbillo. In questo modo, se un bambino vaccinato ne incontra un altro malato, verrà probabilmente infettato, ma il suo sistema immunitario sarà già pronto abbastanza da contrastare la malattia e prevenire lo sviluppo e, di conseguenza, anche la trasmissione.
Ovviamente il nostro sistema immunitario è molto complicato! Per iniziare, gli anticorpi si dividono in 5 classi, IgM, IgG, IgA e IgE, di cui avrete sicuramente letto di loro nelle vostre analisi. Gli anticorpi da soli non bastano; per creare un’immunità degna di questo nome, tante altre cellule, fattori e reazioni devono intervenire e devono funzionare tutti alla perfezione.
Il test sierologico è un test specifico che individua la presenza nel siero di anticorpi contro uno specifico antigene; viene utilizzato per esempio per sapere se è stato fatto un vaccino da bambini o si è venuti a contatto con un particolare agente infettivo che non viene più trovato, per esempio, nel sangue.
Il test sierologico per COVID si basa sulla ricerca di anticorpi specifici capaci di legarsi a delle proteine antigeniche di SARS-COV-2.
Come funziona il test? Immaginate un microchip con tanti magneti sulla superficie, ogni magnete è un anticorpo specifico che riconosce le proteine del SARS-COV-2, le attrae e le lega a sé. Le proteine da riconoscere sono 3: Proteina S, Proteina N e Proteine RBP. Al soggetto che si sottopone al test viene prelevato un campione di sangue che poi viene passato sopra questo microchip; se le proteine sono presenti, gli anticorpi le cattureranno. Ergo: il test è positivo.

Ma cosa significa un test sierologico per il COVID?
Chiariamo che il test sierologico non è un test diagnostico, ovvero non può essere utilizzato per diagnosticare la malattia. Ma neanche può essere utilizzato per rassicurare che non contrarrete il virus mai più.
Il primo problema è dovuto alla cross-reattività, ovvero il fatto che i componenti del test reagiscono anche con altri virus oltre quello oggetto dell’analisi Ci sono in giro tante specie diverse di coronavirus, molte anche comuni; il raffreddore che di solito abbiamo con il cambio di stagione potrebbe essere causato da un coronavirus. Il 60%-70% di bambini hanno anticorpi contro altri coronavirus. Quindi il test potrebbe dare risultati positivi, quando a legarsi sono state le proteine di un altro coronavirus, ma non di quello che causa il COVID.
Altro problema: cosa significa se abbiamo gli anticorpi? Ad oggi, non significa nulla se non che siamo venuti in contatto con il virus. Non possiamo assolutamente dire di aver sviluppato un’immunità e, soprattutto, non possiamo predire cosa succederà in caso di secondo contatto. Alcuni studi hanno dimostrato che in caso di infezione, i livelli di alcune immunoglobuline (le IgG) salgono e raggiungono il picco dopo circa 2 settimane, per poi tornare sfortunatamente al livello minimo e questo evidenzia la difficoltá nello sviluppo di un’immunitá a lungo termine a seguito di un’infezione.
Quindi perché dovremmo fare il test sierologico?
Ragione più importante: lo volete sto vaccino o no? I vaccini in uso attualmente si basano la loro efficacia anche sui risultati dei test sierologici effettuati durante tutta la pandemia. L’efficacia di un vaccino dipende strettamente dall’immunità a lungo termine: se non può essere raggiunta questa immunità, il vaccino non può funzionare. Quindi è necessario avere più dati possibili in merito alla risposta anticorpale.
Perché il tampone? Il tampone molecolare è il test diagnostico per eccellenza, lo è stato fin dall’inizio. Ma quello che succede dietro alle quinte, dopo che l’infermiere o il medico ha scavato con un cottonfioc le vostre narici o la vostra gola, è tutto un altro mondo.
Il test si basa su una tecnica chiamata RT-PCR (real-Time PCR), in cui dal tampone viene estratto il materiale genetico, in questo caso l’RNA, ne vengono prodotte molte copie e viene “riconosciuto” tramite appositi software.
Questa tecnica richiede tempo, fatica, reagenti, strutture e personale capace. I rischi dei tamponi sono comunque una scarsa accuratezza, specialmente se fatti da personale non specializzzato. Come per il sierologico, infatti, il rischio è di ottenere falsi positivi o falsi negativi. Un risultato positivo, ma sbagliato, costringerebbe il soggetto a stare in quarantena e intralcerebbe tutto il sistema di tracciamento e contenimento dei contagi. Un falso risultato negativo invece avrebbe degli effetti ben peggiori in quanto si rischierebbe di indicare come sani i soggetti che invece sono portatori del virus; immaginate cosa potrebbe succedere nel caso il soggetto in questione fosse un infermiere o un medico. Falsi negativi si possono avere a causa dell’inaccuratezza del campione, ovvero, il tampone deve essere fatto in maniera accurata, con un prelievo nasofaringeo che, se fatto bene, deve arrivare quasi in fondo alle cavità nasali. Per questo sono stati molto criticati i kit fai-da-te pensati appunto per il personale costretto a lavorare con il pubblico: comodi kit per farti un test da solo in casa che hanno un’altissima inaccuratezza, ma non per il metodo molecolare del test, quanto invece perper l’alta probabilità di errore nel prelievo del campione.

Oggi abbiamo anche un altro test a disposizione: il tampone antigenico rapido.
Questo test consiste comunque in un tampone nasofaringeo, ma, a differenza del test molecolare, non ricerca l’RNA del virus, ma i suoi antigeni. Non è da vedere quindi come una versione piú veloce del teampone classico, dato che i dati analizzati sono diversi. Il guadagno in termini di tempo infatti si traduce in una perdita in termini di sensibilitá, ovvero la capacitá di scovare il virus nel campione. quindi, mentre il test molecolare è in grado di rilevare anche una singola particella di RNA virale in in un microlitro di soluzione, il test antigenico rapido necessita di un campione contenente migliaia di particelle virali. Quindi, in questo caso, ció che fa la differenza è la carica virale del soggetto sottoposto al test e una persona con livelli bassi di virus potrá probabilmente ottenere un risultato falsamente negativo.
l’utilizzo ottimale dei test antigenici rapidi, dovuto anche al loro costo minore, è quello di screening, ovvero monitoraggio dell’andamento dell’infezione nella popolazione.
Quindi sin dall’inizio si è cercato di trovare dei modi per fare test veloci ma comunque molto accurati; tanto che le ultime ricerche si concentrano su test che si avvalgono della tecnologia CRISPR (una tecnica avanzata di editing genetico) per l’identificazione del virus.
In conclusione, se volete visitare la famiglia ma volete essere sicuri di non metterla in pericolo, consultate sempre il medico e gli attuali protocolli emanati dalla vostra regione e siate consapevoli di quale test eseguite e delle informazione che ne potete trarre.
Inoltre, se vi propongono di fare un test sierologico non tiratevi indietro: è il modo che avete per essere utili alla società e contribuire alla ricerca.
FONTI:
https://asm.org/Articles/2020/May/COVID-19-Serology-Testing-Explained
Ottima e dettagliata spiegazione