La depressione é una cosa seria!
Ci sono malattie che non lasciano cicatrici, che non richiedono gessi, stampelle o cerotti, ma che non per questo possono essere ignorate.
I disturbi psichiatrici sono questo: sono invisibili a chiunque non abbia un occhio esperto, ma ci sono, e sono pericolosi.
La DEPRESSIONE per esempio viene spesso sottovalutata!
Perché è così facile dire ad un depresso “vatti a fare una passeggiata nel verde!”?
Semplice: perché non si ha idea di cosa sia la depressione.
Bene, spieghiamola, ma non in modo facile, non con le vignette che confondono depressione e tristezza, empatia con condizionamento e amicizia e belle relazioni con antidepressivi. Spieghiamola per quello che è: una cosa difficile!

La depressione è un disturbo neurologico grave associato a disabilità, perfino a morte.
Chi è triste non è depresso.
Secondo il DSM-4 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), il disturbo maggiore di depressione (DDM) si definisce quando, nel giro di 2 settimane, si presentano questi sintomi: perdita di interesse, stato d’animo depressivo, problemi di appetito e perdita o acquisizione di peso, disturbi del sonno, problemi nei movimenti, perdita di energia, senso di colpa e di inutilità, difficoltà di concentrazione, difficoltà nel prendere decisioni, pensieri suicidi o masochisti.
Tante cose, tutte insieme, che rendono il paziente incapace anche di manifestare il problema e chiedere aiuto.
Ma peggio dei sintomi, ci sono le cause. Già, perché per risolvere il problema la cosa migliore è andare alle origini; ma le cause esatte del DDM non sono completamente chiare.
Ad essere depresso è il nostro cervello, e più precisamente alcune sue aree funzionali.
Per l’esattezza si tratta del sistema limbico, una formazione neuronale che, comunicando con altre aree come il giro del cingolo, l’ipotalamo, l’ippocampo e i nuclei talamici, forma il nostro sistema emotivo che comunica con la corteccia prefrontale, la PFC (è roba complicata con nomi strani).

Comunicano grazie a delle molecole chiamate neurotrasmettitori che vengono “sparate” da un neurone e catturate da un altro neurone che ha dei recettori specifici. I neurotrasmettitori sono ad esempio Serotonina e Noradrenalina: quando mancano in questi o nei rispettivi recettori, qualcosa non funziona più.
A causa di un forte stress per esempio, si può avere una iperattività di alcune aree del sistema limbico che vanno a produrre tantissimi neurotrasmettitori: questi causano una iper-reazione, e la corteccia prefrontale compromessa non riesce a ridurre questo effetto e si ha una risposta infiammatoria. Alcune aree aumentano di grandezza, mentre altre si rimpiccioliscono, come mostrano esperimenti di neuroimaging. Questo causa uno squilibrio enorme a livello neuronale e si entra in un loop neurochimico.
Allora cosa c’entrano le passeggiate nei boschi? Beh, prima che la depressione si manifesti ci sono dei campanelli d’allarme e lo stress è sicuramente uno di questi. Quindi sì, trovare vie di fuga che alleviano lo stress potrebbe essere utile, ma non se si parla già di DDM.
Altri campanelli d’allarme possono essere la storia personale del paziente: come mostrano alcuni studi, aver subito maltrattamenti durante l’infanzia aumenta la probabilità sviluppare DDM. Ma anche la genetica fa la sua parte: ad esempio esiste una predisposizione a sviluppare il disturbo depressivo che dipende dal genotipo dei recettori serotoninergici.
Quindi tolti i boschi non ci rimane niente? No, anzi: ci sono gli antidepressivi. Quelli, a volte, funzionano. Sono farmaci che agiscono sul sistema di ricaptazione della serotonina aumentandone la concentrazione nel vallo sinaptico e quindi la disponibilità per i neuroni.
In conclusione, sarebbe più accettabile dire di curare la depressione con il cioccolato fondente, data la presenza di anandamide, capace di attivare i recettori degli endocannabinoidi e aumentare la produzione di alcuni neurotrasmettitori.
Per approfondimenti:
https://academic.oup.com/bmb/article/101/1/127/262645
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