Di Carolina C.

“Undectable equals untransmittable, U =U”, ovvero non rilevabile  quindi non trasmissibile. Dopo 40 anni dal primo caso di infezione da HIV (Human Immunodeficiency Virus, agente eziologico dell’AIDS)  si è giunti a questa, apparentemente semplice, conclusione: se il ciclo replicativo del virus dell’HIV   viene bloccato questo non si moltiplica, non circola e di conseguenza non può infettare nuove cellule e nuovi soggetti.

Nel 2014 un primo studio denominato PARTNER1 aveva  già chiaramente dimostrato la tesi della “U=U” ma riguardava prevalentemente coppie eterosessuali.

Recentemente è stato invece pubblicato  sulla rivista Lancet il seguito di questo studio, PARTNER2,  in cui sono state incluse coppie omosessuali con lo scopo di ottenere una stima precisa del rischio di trasmissibilità del virus in coppie omosessuali in cui un partner è sieropositivo e l’altro sieronegativo.

In entrambi gli studi le coppie praticavano sesso non protetto ed il soggetto sieropositivo era costantemente sotto terapia ART, una terapia antiretrovirale che blocca in più punti il ciclo replicativo del virus. Questa terapia, già in uso dagli anni 90, blocca il progresso dell’infezione ma non riesce ad eliminare il virus latente.


Immagine: le diverse fasi di progressione dell’infezione di Hiv. Ad una fase acuta di infezione in cui si ha una veloce replicazione del virus, segue un periodo di infezione cronica in cui c’ una minor presenza di virus che può protrarsi per decenni, in questo caso si ha un equilibrio tra sistema immunitario e HIV. Quando il sistema immunitario è troppo compromesso si ha l’insorgere di malattie e quindi AIDS. (Foto via AIDSinfo.nih.gov)

In questo modo la carica virale, ovvero la quantità del  virus in circolo, viene abbassata drasticamente riducendo così il rischio di infezione.   
Nello studio PARTNER2, le coppie sono state seguite mediamente per due anni controllando la carica virale del soggetto sieropositivo e lo stato sierologico del soggetto negativo per HIV dal tempo 0.

La conclusione di questo studio è uguale a quella del precedente: la terapia ART, se seguita costantemente, abbassa a 0 il rischio di infezione per i soggetti sieropositivi anche in caso di sesso non protetto poiché mantiene a livelli bassissimi la carica virale dell’HIV (limite < 200 copie di RNA virale per ml in circolo), dimostrando nuovamente il concetto della U=U.

I pazienti sieronegativi che durante lo studio sono diventati positivi per l’HIV hanno riportato di aver avuto rapporti con altri soggetti, esterni alla coppia, ed il ceppo virale da cui sono stati infettati è risultato diverso da quello del compagno sieropositivo con cui si erano iscritti allo studio. Questo ultimo dato è stato ottenuto sequenziando i due geni chiave della replicazione dell’HIV “rev” e “pol”, le loro sequenze, infatti, sono specifiche per ciascun virus un po’ come le nostre impronte digitali che sono specifiche per ciascun individuo.

L’HIV sta per essere sconfitto definitivamente ma non dobbiamo sottovalutarlo poiché come tutti i virus muta. Inoltre ricordiamo che il preservativo non protegge soltanto dall’HIV;, esistono, infatti, numerose malattie sessualmente trasmissibile ugualmente pericolose che non devono essere assolutamente sottovalutate.

fonti: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(19)30418-0/fulltext?dgcid=raven_jbs_etoc_email