Oggi vogliamo parlarvi di Alyssa, una bambina di 13 anni affetta da leucemia linfoblastica acuta a cellule T (T-ALL) e guarita grazie alla terapia con le cellule Car-T.
Ma andiamo per gradi!
La leucemia linfoblastica acuta è una malattia del sangue causata da un accumulo di linfociti nel sangue, nel midollo osseo e in altri organi, e viene detta acuta per la rapidità con cui la patologia progredisce. I linfociti sono un tipo particolare di globuli bianchi, cellule del sistema immunitario che controllano l’organismo e lo difendono da microrganismi e da cellule tumorali. Si distinguono in linfociti B e T a seconda della risposta da attivare: i linfociti B hanno il compito di produrre anticorpi, mentre i linfociti T devono riconoscere e attaccare gli organismi patogeni fino a distruggerli. Nella T-ALL, i linfociti T non maturano perché il processo di maturazione si blocca, infatti queste cellule subiscono una trasformazione tumorale, cioè cominciano a riprodursi molto più velocemente invadendo il sangue, la milza e altri organi.
Quando Alyssa ha scoperto di avere la leucemia è stata sottoposta ai trattamenti tipici, quali la chemioterapia e il trapianto di midollo osseo, ma la malattia si è ripresentata ed è per questo che si è pensato di provare un’altra strada, quella delle cellule Car-T.
Le cellule Car-T sono cellule T prelevate dal paziente malato o da un donatore e modificate in laboratorio per riconoscere e uccidere le cellule tumorali quando vengono introdotte nel paziente. “Car-T” è una sigla che deriva dall’inglese e sta per cellule T con recettore chimerico per l’antigene, cosa significa?
Pensate che sulla superficie delle cellule tumorali c’è un antigene, un frammento di proteina del tumore, che non si trova sulle cellule sane ed è per questo che viene riconosciuto. Il riconoscimento avviene grazie a un recettore specifico che è presente sul linfocita stesso, lega l’antigene e lo attacca, ma nel soggetto malato il linfocita T non riesce ad attaccarlo autonomamente quindi serve un aiuto. Le Car-T vengono prodotte in laboratorio in modo che il recettore possa riconoscere gli antigeni sulle cellule tumorali e inviare un segnale al linfocita per attivarlo ed eliminarli, viene detto chimerico proprio per questa sua doppia funzione.
Nel caso di Alyssa le cellule sono state prelevate da un donatore sano, ma non era necessaria una compatibilità tra i due perché sono state modificate in laboratorio. Tuttavia c’era ancora un problema da risolvere: come combattere una leucemia a cellule T se le cellule tumorali hanno origine dalle stesse cellule che formano anche i linfociti T sani? Quando per la prima volta hanno modificato le cellule in laboratorio, i ricercatori hanno constatato che i linfociti T modificati attaccavano anche loro stessi oltre alle cellule tumorali, quindi si correva il rischio che le Car-T distruggessero tutti i linfociti T senza distinzione. Ecco perché gli scienziati hanno fatto un’ulteriore modifica in laboratorio, cioè hanno eliminato la proteina che riconosce i linfociti T rendendo così le Car-T universali, in grado di attaccare solo le cellule T malate.
Questa è stata sicuramente la chiave vincente per curare la bambina che ha potuto ricevere un secondo trapianto di midollo osseo e guarire definitivamente. Non si tratta di una nuova tecnica perché queste cellule sono già conosciute da anni, ma è sicuramente un modo nuovo per utilizzarle e se sarà confermata permetterà a tanti pazienti di accedere a questo trattamento.
Fonti
[1] https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/guida-ai-tumori/leucemia-linfoblastica-acuta
[2] https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/c/car-t
[3] https://www.airc.it/cancro/affronta-la-malattia/guida-alle-terapie/terapie-cellulari-car-t
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