Quando si parla di Varicella e Fuoco di Sant’Antonio, spesso si pensa a due malattie diverse, e lo sono, ma non del tutto. Dietro entrambe si nasconde lo stesso nemico invisibile: il virus Varicella-Zoster (VZV), un membro della famiglia degli Herpes virus. Questo virus ha la sorprendente capacità di rimanere dormiente per decenni nell’organismo e riattivarsi all’improvviso, cambiando forma e sintomi. Ma come avviene tutto ciò? E cosa ci offre oggi la medicina per prevenire o trattare questi due volti della stessa infezione?

Partiamo dal colpevole: il Virus Varicella-Zoster.

Il VZV è un virus altamente contagioso, responsabile della varicella durante la prima infezione – che nella maggior parte dei casi, avviene in età infantile, ma può colpire anche le donne in gravidanza e gli adulti – e del Fuoco di Sant’Antonio (herpes zoster) se si riattiva anni dopo.

Dopo aver causato la varicella, il virus non viene eliminato dall’organismo, ma si annida nei gangli nervosi spinali in uno stato latente. In condizioni favorevoli — come calo delle difese immunitarie, stress, età avanzata o malattie immunodepressive — può risvegliarsi, causando l’herpes zoster. 

Sapete cosa significa questo? No varicella, no Fuoco di Sant’Antonio. Chi non è mai venuto a contatto con il virus che causa questa malattia esantematica non può sviluppare in un secondo momento l’herpes zoster. Pertanto, il legame tra queste due patologie è molto sottile e non deve essere sottovalutato. 

Se mi vaccino però posso entrare in contatto lo stesso con il virus. Quindi, è inutile il vaccino? ALT! Vi dico già che la risposta è NO! 

La varicella è una malattia esantematica, cioè si manifesta e si riconosce principalmente per il rash cutaneo seguito da prurito, febbre (non sempre) e malessere generale. E’ una malattia tipica dell’infanzia che non causa particolari problemi nei bambini sani che non hanno altre patologie, risolvendosi in 10-20 giorni. Non si può dire lo stesso se si presenta in comorbidità con altre problematiche, nelle donne in gravidanza, anziani o soggetti immunodepressi che rischiano polmonite, encefalite o aborto spontaneo. Non dimentichiamo che è una malattia molto contagiosa e quindi, impariamo a guardare al di fuori del nostro orticello per salvaguardare anche la salute di chi ci circonda.

La cosa davvero importante e per nulla scontata è che il vaccino contro la varicella protegge anche dall’herpes zoster. E voi direte “Beh, grazie è lo stesso virus!”. Mi duole ricordarvi, anzi ce lo ricorda la storia e le numerose epidemie del passato, che basta una piccola mutazione dell’agente patogeno per rendere inefficace qualsiasi farmaco o vaccino. Perciò possiamo dire che almeno questa è una grande fortuna.

Ora però passiamo all’herpes zoster che può essere considerata come una seconda vita di questo virus. Il nome popolare di “Fuoco di Sant’Antonio” deriva dalla sensazione di bruciore intenso e dolore che accompagna l’eruzione cutanea, spesso descritta come “fuoco” sulla pelle mentre il riferimento a Sant’Antonio è legato al Medioevo, in particolare all’ordine monastico di Sant’Antonio che era stato fondato in Europa per assistere le persone affette da una malattia con dei sintomi molto simili all’herpes zoster.

Quanto è frequente la riattivazione di questo virus? La riattivazione del virus è più frequente nelle persone anziane o immunodepresse, ma la severità dell’Herpes zoster e delle sue complicazioni aumenta nelle persone oltre i 50 anni. Si stima che una persona su quattro, nel corso della sua vita, avrà almeno un episodio di fuoco di Sant’Antonio.

Il fuoco di Sant’Antonio si manifesta sotto forma di eruzione cutanea dolorosa con vescicole localizzate in un’area delimitata, tipicamente su un solo lato del corpo (torace, volto, schiena). L’eruzione è accompagnata da una forte sensazione di bruciore e/o dolore e da dolore neuropatico anche intenso. In alcuni casi può portare a nevralgia post-erpetica, un dolore cronico che persiste per mesi o anni dopo la guarigione della pelle. Nei casi gravi può provocare infezioni oculari che comportano un rischio di cecità qualora non siano trattate o infezioni all’orecchio. 

Cosa possiamo fare oggi? Vaccinarci. Inoltre, la medicina ha fatto ulteriori passi e ha formulato, oltre al tradizionale vaccino contro la varicella che si fa in età pediatrica, un altro più specifico contro l’herpes zoster. Studi clinici hanno dimostrato che quest’ultimo, se somministrato nei pazienti over-50 in due dosi, ha un’efficacia molto alta di circa il 97%.

Questi risultati ci fanno ben sperare se solo mettessimo in atto tutte le soluzioni possibili. Come dice un vecchio proverbio “prevenire è meglio che curare” perché l’arma più efficace resta sempre la PREVENZIONE!.

 

Fonti

1)  https://www.epicentro.iss.it/varicella/

2)  https://www.societasim.it/wp-content/uploads/2017/09/compendio-vzv_sim.pdf

3)  https://www.acpjournals.org/doi/10.7326/M23-2023