Sport, variazioni di sviluppo del sesso e parità di opportunità: cosa possiamo imparare dal caso Khelif
Caso Imane Khelif e Angela Carini. Dal ring lo scontro è già diventato cronaca e il dibattito si è subito acceso, sia sui social ma non solo.
Facciamo chiarezza.
Minerva ha intervistato la prof.ssa e bioeticista Silvia Camporesi, Professor of Sports Integrity and Ethics all’Università di KU Leuven in Belgio, fa parte dell’Ethics External Advisory Board della WADA ed è autrice di “Partire (s)vantaggiati: corpi bionici e atleti geneticamente modificati” per Fandango (2023).
- Prof.ssa, qual è la differenza dal punto di vista biologico tra un individuo con iperandrogenismo, variazioni di sviluppo del sesso, e transgender?
Sulla base di quello che ci ha detto dall’IBA (link qui), Khelif non ha passato un test cromosomico. Quindi, è presumibile affermare che non abbia cromosomi XX. Nella specie umana le femmine di solito hanno due cromosomi X (46,XX), mentre i maschi di solito hanno un cromosoma X e un cromosoma Y (46,XY) ma esistono donne e uomini con, in termine tecnico, “corredi cromosomici non standard”, che si differenziano da questi due (Istituto Superiore di Sanità, link qui).
Questi corredi cromosomici non standard appartengono a una varietà di condizioni chiamate “variazioni di sviluppo del sesso” (in inglese “differences of sex development”, link qui), un termine ampio che include una varietà di condizioni (circa 40 ma il numero varia a seconda delle classificazioni) per cui non c’è una corrispondenza lineare tra genotipo e fenotipo, tra i nostri geni e il nostro aspetto. La letteratura scientifica internazionale indica percentuali generalmente comprese tra lo 0,018% e l’1,7%.
I cromosomi da soli non ci possono dire se una persona è maschio o femmina perchè lo sviluppo del sesso nella nostra specie è dovuto a una complessa interazione tra i nostri geni e le proteine: si può nascere donna con un corredo cromosomico non standard e cromosomi XY.
Iperandrogenismo è un termine generale che si riferisce ad aumentati livelli di androgeni (link qui). Sia uomini sia donne possono esserne affetti. Nelle donne, l’iperandrogenismo può essere causato per esempio da cause genetiche dalla sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), che secondo la World Health Organisation ha una prevalenza tra l’8 e il 13 % (link qui). Alcune variazioni di sviluppo del sesso sono caratterizzate da iperandrogenismo, che si esprime con un fenotipo (aspetto) androgino che spesso è la causa scatenante del dibattito. Questo era per esempio il noto caso di Caster Semenya nell’atletica leggera (link qui).
Transgender o ‘trans’ è un aggettivo composto da trans-, che in latino significa “al di là”, e “gender”, genere. In tempi recenti in termini di linguaggio ampio si preferisce usare solo ‘trans’.
Una persona trans si riconosce in una identità di genere non allineata con il sesso/genere assegnato alla nascita. Alcune persone trans si identificano con il genere opposto a quello di nascita (es. una donna trans nata come maschio, o un uomo trans nato come donna) ma il termine comprende anche coloro la cui identità di genere va oltre il binarismo maschile-femminile. Si noti bene che l’aggettivo trans si riferisce all’identità di genere di una persona e non ha nulla a che fare con l’orientamento affettivo- sessuale. Per l’orientamento sessuale si usano aggettivi diversi come androsessuale, ginosessuale, pansessuale. Per un vocabolario di genere si rimanda a “Cose Spiegate Bene” pubblicazione de “Il Post”.
Abbiamo letto delle fake news sul Khelif, quindi è bene ripeterlo: Khelif non è trans, è nata femmina con un corredo cromosomico non standard: in seguito alle pressioni subite, suo padre ha addirittura condiviso il certificato di nascita della figlia per confermare che sua figlia è nata femmina (link qui).
- Si tratta di patologie?
Le variazioni di sviluppo del sesso non sono necessariamente patologiche per l’individuo. L’uso della parola ‘disorder’ o ‘malattia’ è scoraggiato dalla comunità scientifica internazionale, che dall’inizio del secondo decennio di questo secolo ha adottato il termine più neutro “differences of sex development” (link qui). Sono appunto variazioni di espressione dello sviluppo sessuale della specie umana. Alcune possono richiedere interventi medici per comorbidità, mentre altre nel corso della storia sono state soggetto di interventi chirurgici condizionati dalla società per andare a ripristinare fenotipi standard. Questi interventi chirurgici sono sempre più oggetto di critica (link qui).
L’iperandrogenismo è come dicevamo prima un termine generale che significa “più androgeni”. E’ una condizione fisiologica, non patologica, che può richiedere interventi estetici, che sono ovviamente socialmente condizionati, per andare ad eliminare o ridurre acne o eccessiva peluria. Solo in alcuni casi di ovaio policistico severo in cui risulta compromessa la fertilità o ci sono comorbidità (per esempio diabete) si interviene farmacologicamente.
- Che controlli vengono fatti ad oggi per garantire l’equità tra atletə? Sappiamo dei controlli anti-doping, ad esempio. Poi?
Nel 2021 il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) pubblica un documento, intitolato “Principi per Equità, l’inclusione e la non discriminazione basata sull’identità di genere e le variazioni del sesso” (link qui), che è attualmente il documento normativo di riferimento per l’idoneità a partecipare nella categoria femminile. Questo afferma la necessità di garantire che tutte le atlete e tutti gli atleti possano “partecipare a competizioni eque dove nessun partecipante ha un vantaggio iniquo e sproporzionato rispetto agli altri”. Il CIO, però, lascia alle singole federazioni il ruolo di promulgare criteri per il proprio sport, sulla base di “robuste evidenze scientifiche” che devono essere sport-specifiche.
E qui veniamo alla diatriba tra IBA e CIO che ha portato allo scoppio del caso Khelif. L’associazione Internazionale di Boxe (IBA) è stata privata del suo stato di federazione internazionale della boxe dal CIO nel giugno del 2023 (link qui). Secondo il CIO, l’IBA non aveva soddisfatto le preoccupazioni sollevate ripetutamente e relative alla sua governance e in particolare ai suoi stretti legami finanziari con la Russia. Una nuova federazione, World Boxing, è sorta al posto dell’IBA, e si attende il suo riconoscimento ufficiale dal CIO come nuova federazione che governa la boxe a livello internazionale. Nel frattempo, il CIO ha preso in mano l’organizzazione del torneo di boxe di Parigi del 2024. Le federazioni sportive internazionali infatti, alla fine dei conti, rimangono sottoposte al CIO.
Tra tutte queste tensioni poi, che sono già -ovviamente – politiche, è entrata nel caso Khelif la politica con la “P” maiuscola, con l’emergere di tensioni tra singole nazioni e il CIO. Alla fine dei conti, quando emergono queste tensioni tra federazioni e CIO, e tra nazioni e CIO, a rimetterci sono sempre le atlete donne, nonostante tutti affermino di “volerle proteggere”.
- Cosa si potrebbe fare per migliorare le normative a garanzia di equità, inclusione e non discriminazione basate su identità di genere e variazione di sviluppo del sesso nello sport?
Si potrebbe certamente migliorare la situazione producendo evidenze scientifiche robuste sport-specifiche riguardo al livello di vantaggio derivato da variazioni di sviluppo del sesso.
La soluzione dell’idoneità a competere nella categoria femminile è complessa, ma non impossibile da dirimere: richiede evidenze scientifiche specifiche per dimostrare se livelli naturali endogeni (quindi non dovuti a doping) di testosterone conferiscano un vantaggio “sproporzionato”, ovvero un vantaggio non raggiungibile da altre atlete senza quegli elevati livelli di testosterone.
- A chi spetterebbero, secondo il suo parere, tali controlli?
Spettano al Comitato Olimpico Internazionale e poi alle singole federazioni. Ribadisco la necessità di evidenze scientifiche robuste in linea con i principi enumerati dal documento del CIO del 2021 citato sopra.
Purtroppo nel caso Khelif tutte queste tensioni di politica sportiva ed internazionale hanno danneggiato entrambe le atlete: da una parte la Carini, sottoposta a un’enorme pressione mediatica, dall’altra la Khelif, per cui ogni vittoria d’ora in poi sarà necessariamente intaccata dall’ombra del dubbio.
Si poteva fare meglio? Certamente, Il CIO poteva pronunciarsi prima delle Olimpiadi, spiegando i principi di riferimento per l’idoneità a competere nella categoria femminile e che l’IBA non ha più autorevolezza in quanto privata del suo stato di federazione che regola la boxe a livello internazionale. Le federazioni internazionali, infatti, rimangono sottoposte al CIO. Invece, il CIO, si è pronunciato solo a posteriori, dopo lo scoppio del caso.
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