Una nuova tecnica di microscopia promette diagnosi più facili per una malattia ancora estremamente diffusa nei paesi poveri e che comincia a riaffacciarsi anche nei paesi industrializzati.
Sembrava che gli antibiotici l’avessero mandata in soffitta per sempre e che l’immagine della protagonista consumata dalla tosse fosse solo il ricordo di qualche opera del milleottocento; ma la comparsa di ceppi di Mycobacterium tuberculosis sempre più resistenti e aggressivi, ha fatto in modo che l’incubo si riaffacciasse nella vita dell’umanità. A peggiorare la situazione c’è il fatto che i nuovi casi colpiscono diffusamente paesi del terzo mondo e, in particolar modo, aree dove l’infezione da HIV/AIDS è largamente diffusa per lo scarso accesso ai farmaci in grado di controllarla: la coinfezione con la tubercolosi è infatti la principale causa di morte, a livello mondiale, tra i pazienti affetti da HIV.
Il principale, e più efficace, strumento per rilevare la presenza del Mycobacterium è la sua coltura in laboratorio; ma questo metodo richiede vari giorni per dare risultati definitivi. In alternativa, per ottenere risposte più rapide, le strutture sanitarie impiegano l’esame microscopico di strisci di saliva prelevatati dai pazienti; ma anche questo metodo non è esente da inconvenienti: la percentuale di riconoscimento dell’infezione da parte dei comuni tecnici di laboratorio oscilla tra il 45 e il 60% dei casi in cui questa è poi rilevata dalle colture; ma anche i microbiologi più esperti, peraltro già scarsi nei paesi poveri, arrivano a un valore massimo del 75%. In più un esame di questo tipo, per essere accurato, richiede la preparazione e l’osservazione di 3-4 preparazioni a partire dalla saliva dello stesso paziente.
Una possibile alternativa per la rilevazione rapida del batterio dai campioni biologici è l’impiego di tecniche di microscopia a fluorescenza; non è infatti difficile comprendere che oggetti luminosi su sfondo scuro sono facili da individuare anche da parte di personale con una formazione di base. Il problema, in questo caso, sono i costi necessari per le attrezzature e per i coloranti che servono alla preparazione dei campioni. Costi difficili da sostenere per i fragili sistemi sanitari di molti paesi del terzo mondo.
Una soluzione ad almeno una parte della sfida diagnostica posta dalla tubercolosi sembra essere stata trovata da Sol Patiño e colleghi, dell’Instituto Venezolano de Investigaciones Científicas e dell’Università autonoma di Madrid; che hanno pubblicato i risultati delle loro ricerche sulla rivista scientifica Journal Of Clinical Microbiology.
I ricercatori sono partiti dal fatto che i micobatteri, insieme ai cianobatteri e ad alcuni archeobatteri, non presenti sugli esseri umani, risultano essere fluorescenti in assenza di colorante (cioè autofluorescenti). Per valutare l’utilità della microscopia autofluorescente in campo diagnostico, gli autori della ricerca l’hanno valutata per individuare Mycobacterium tuberculosis in colture pure, in colture di macrofagi umani che avevano fagocitato i batteri e in colture miste con altri batteri normalmente presenti nel tratto respiratorio umano. Oltre a risultare chiaramente rilevabili e distinguibili già a partire da una concentrazione di 10^6/ml, i micobatteri non perdono la loro fluorescenza quando sono trattati con molti degli agenti chimici usati per neutralizzarne l’infettività in campioni prelevati da pazienti potenzialmente contagiosi, una precauzione normalmente adottata in tutti i laboratori. In alcuni casi, anzi, il trattamento chimico potenziava la fluorescenza dei batteri. I risultati della ricerca fanno così ben sperare che i suoi autori già pensano di passare alla fase successiva, testando la tecnica sulla saliva di veri pazienti cui è già stata diagnosticata la tubercolosi.
Resta la questione del costo delle attrezzature necessarie alla microscopia a fluorescenza, difficilmente affrontabile dai paesi economicamente più fragili, che purtroppo sono anche i più colpiti dalla malattia. Ma bisogna trovare il modo di migliorare la tempestività della diagnosi e della prevenzione dove è necessaria, dato che i paesi industrializzati non sono affatto immuni dal riaffacciarsi di questa malattia che credevamo dimenticata. Che sia portata da migranti o turisti di ritorno da una vacanza esotica, come messo bene in evidenza dal racconto “La maschera della morte rossa” di Edgar Allan Poe, è impossibile salvarsi rinchiudendosi in una fortezza, specie in un mondo globalizzato. [DP]
BIBLIOGRAFIA
Patiño S, Alamo L, Cimino M, Casart Y, Bartoli F, García MJ, Salazar L.
Autofluorescence of mycobacteria as a tool for detection of Mycobacterium tuberculosis.
J Clin Microbiol. 2008 Oct;46(10):3296-302. Doi: 10.1128/JCM.02183-08. PubMed PMID: 18836064; PubMed Central PMCID: PMC2566091.
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