Il telescopio spaziale Hubble è uno strumento importantissimo per l’esplorazione del cosmo e per la ricerca che tenta di svelarne i misteri. Eppure, quando fu lanciato negli anni ’90, rischiò di rivelarsi un costosissimo disastro.
Mandato in orbita nell’Aprile del 1990, Hubble è stato il primo telescopio a essere posizionato nell’orbita terrestre: al di fuori dell’atmosfera, a un’altezza di circa 550 km dal suolo. Libero quindi da nubi e inquinamento luminoso, Hubble ha una visuale sull’Universo praticamente priva di ostacoli.
Il telescopio non viaggia attraverso lo spazio, ma rimane nell’orbita terrestre e gira attorno al nostro pianeta: spostandosi ad una velocità di quasi 27.000 chilometri l’ora, impiega circa un’ora e mezza per fare un giro completo della Terra.
L’ “occhio” di Hubble è costituito da uno specchio dal diametro di 2.4 metri, che gli permette di vedere molto lontano nell’Universo con altissima accuratezza e precisione: è in grado di distinguere dettagli con un’ampiezza angolare di 0.05 arcosecondi, che equivale a essere in grado di riconoscere un paio di lucciole in Giappone mentre si è negli Stati Uniti; inoltre, è capace di puntare un oggetto con una precisione di 0.007 arcosecondi, come puntare un laser su una moneta da una distanza di 320 chilometri.
A pochi mesi di distanza dal suo lancio, però, le prime immagini fornite da Hubble furono estremamente deludenti. Un difetto nello specchio primario, infatti, impediva al telescopio di mettere a fuoco gli oggetti, producendo immagini poco nitide.
Con un costo di realizzazione di 2.5 miliardi di dollari, quelle prime imbarazzanti immagini furono una grossa batosta per il progetto, che rischiava di morire in partenza e di rovinare per sempre la reputazione delle due agenzie coinvolte nella sua costruzione: NASA ed ESA.
Fortunatamente, il telescopio fu progettato fin dall’inizio per essere riparato dagli astronauti dello Space Shuttle. Nel 1993 partì la missione STS-61, con lo scopo di correggere l’ottica di Hubble, sostituire alcuni strumenti e installarne di nuovi. Si trattó di una missione da record: fu la prima opera di manutenzione di uno strumento in orbita e portó gli astronauti ad effettuare ben cinque passeggiate spaziali, una dopo l’altra, per un totale di 35 ore e 28 minuti di lavoro. La missione fu un successo e il problema della messa a fuoco fu risolto montando una serie di cinque specchi aggiuntivi – un po’ come mettere ad Hubble gli occhiali -.
Da allora, il telescopio ha raccolto immagini splendide e ha permesso ad astronomi e astrofisici di fare importanti scoperte: dal determinare l’età dell’Universo (pari a 13.7 miliardi di anni), a capire come si formano i pianeti, fino a scovare la presenza di buchi neri supermassici nel cuore di quasi tutte le galassie e a identificare materia organica al di fuori del nostro sistema solare, Hubble ha ampliato i confini della nostra conoscenza del cosmo.
Dopo il 1993, il telescopio è stato visitato altre quattro volte dagli astronauti, che hanno riparato, sostituito o migliorato i suoi strumenti. Nella sua carriera quasi trentennale, Hubble ha effettuato più di un milione di osservazioni, ha portato alla pubblicazione di più di 14.000 articoli scientifici e ha percorso più di 5 miliardi di chilometri attorno la Terra.
Nessun altro strumento costruito dall’uomo ha mai fornito cosí tante informazioni preziose e c’è da sperare che, prima di andare in pensione, Hubble ci regali ulteriori sorprese.
Di L. P.
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