“Giorno 367 della crisi idrica a Roma”: sono ormai tre anni che non piove sulla capitale e, come lo sfondo seppia di una città esausta, anche le persone che la popolano sono ormai prosciugate e incattivite. L’acqua corrente è un lusso del passato, le strade e le case brulicano di blatte, il Tevere è in completa secca. La situazione di emergenza ha costretto la città a cambiare i propri ritmi e abitudini: razioni d’acqua sono imposte pro capite ed è vietato tentare di acquistarne di più di quanto sia concesso; è proibito qualsiasi tipo di spreco, come lavare la propria auto o innaffiare le piante.

La crisi porta all’avvicinarsi e allo scontrarsi di molteplici realtà diverse, punti di vista e contesti che compongono questo film corale. La varietà e la ricchezza dei numerosi personaggi rende possibile vivere la situazione emergenziale attraverso occhi e condizioni differenti: la rete di personaggi e intrecci è fitta, ed è un piacere vederla svelarsi a poco a poco. C’è chi, come Loris (Valerio Mastrandrea) e Jacolucci (Max Tortora), sta vivendo un periodo di profonda inquietudine, nella quale entrambi hanno perso il lavoro e sono tormentati dai fantasmi del passato (chi letteralmente, chi metaforicamente); altri, come Mila (Elena Lietti) e Sara (Claudia Pandolfi) stanno cercando di fare tutto ciò che possono, per la famiglia una, per il lavoro l’altra. C’è chi, come Antonio (Silvio Orlando) cerca il perdono, chi, come Alfredo (Tommaso Ragno) la fama. C’è persino spazio per una improbabile storia d’amore tra un idrologo (Diego Ribon) e una star del cinema (Monica Bellucci). Uno degli intrecci più interessanti è però forse quello tra una guardia del corpo impacciata, Valerio (Gabriel Montesi), e la ricca donna che deve proteggere, Raffaella (Emanuela Fanelli).

Quest’ultimo nodo dà la possibilità di osservare il modo con cui i più agiati stanno affrontando la crisi: nel mezzo di una città che muore di sete ci sono hotel con piscine, fontane e terme, oasi esclusive per chi può permettersi il privilegio e la sfrontatezza di chiudere gli occhi alla tragedia. L’indifferenza dei facoltosi verso il problema comune non fa altro che inasprire la rabbia e la disperazione dei cittadini comuni, prigionieri in una cappa di angoscia, che li fa regredire verso un comportamento quasi animalesco nutrito dallo smarrimento e dall’ansia.

Ma la siccità opprimente non è l’unica tragedia per cui bisogna preoccuparsi. Sulla capitale riarsa incombe infatti un nuovo pericolo: quello di una pandemia.

siccità

(Foto di Mike Erskine su Unsplash)

Con una puntualità sbalorditiva Siccità è uscito nelle sale a settembre 2022, a conclusione di quella che potrebbe essere considerata l’estate più secca degli ultimi 500 anni. È stata l’estate che ha visto il Po prosciugarsi, nel modo più critico degli ultimi 70 anni, secondo l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici dell’Autorità di bacino distrettuale del Po (AdBPo). La portata del fiume era scesa a un decimo della sua portata abituale e il livello dell’acqua era di 2 metri al di sotto del normale. In alcuni punti l’acqua del Po era totalmente scomparsa, come a Saluzzo, dove si poteva attraversare il letto del fiume da una sponda all’altra. Un triste parallelo con il Tevere prosciugato e polveroso, realizzato in postproduzione, che si può vedere in Siccità.

In Europa l’inverno e la primavera del 2022 sono stati infatti insolitamente secchi, seguiti poi da temperature estive da record: i corsi d’acqua più importanti del continente sono rimasti quindi poco riforniti e le acque si sono surriscaldate. La situazione siccitosa in Italia perdura tuttora: con un inverno parco di piogge e nevicate, i fiumi e i laghi italiani continuano ad essere aridi, con livelli d’acqua ben al di sotto del normale. Durante l’ultimo inverno si è misurato il livello d’acqua più basso del lago di Garda degli ultimi 35 anni, di ben 70 centimetri al di sotto del suo livello medio. Ciò ha fatto affiorare la lingua di terra che collega la riva all’isola di San Biagio, detta anche isola dei conigli: il fenomeno non è una novità, ma solitamente l’istmo di terra emerge durante l’estate, quando i livelli d’acqua sono naturalmente più bassi, non a fine inverno.

Nel resto d’Europa la situazione non è migliore: il Lac de Montbel, nel sud-ovest della Francia, è vuoto per oltre l’80%; durante l’estate 2022 le acque del Reno si erano drasticamente abbassate, per poi continuare ad essere talmente esigue da rendere la navigabilità difficoltosa: le chiatte che trasportano merci sono ancora ad appena metà della capacità; Barcellona ha smesso di innaffiare i suoi parchi, come l’arida Roma di Virzì.

L’Europa è in siccità dal 2018, secondo la Graz University of Technology in Austria, che a gennaio ha pubblicato uno studio in cui sono stati usati i dati satellitari per analizzare le riserve di acque sotterranee, ed ha concluso che la situazione idrica europea è ora “molto precaria”.

Andrea Toreti, scienziato senior presso l’European Drought Observatory, ha dichiarato: “ciò che è insolito è il ripetersi di questi eventi, perché abbiamo già sperimentato una siccità da grave a estrema un anno fa e un’altra nel 2018. In alcune parti d’Europa la mancanza di precipitazioni è tale che non sarà facile per i livelli dell’acqua riprendersi prima dell’inizio dell’estate”.

Le conseguenze ed i danni di una siccità così gravosa sono molteplici. Come già è stato accennato, il livello basso del Reno costringe le navi mercantili a caricare solo la metà della propria capacità, limitando la distribuzione di beni come il carburante e il grano a tutta l’Europa centrale. Dal punto di vista agricolo, nel nord Italia la siccità ha causato perdite consistenti del raccolto; a Lomellina, nella provincia di Pavia, dove si coltiva riso, la mancanza di acqua e la crescita di erba infestanti ha fatto perdere ai risicoltori più del 50% della propria produzione.

Il basso livello dei fiumi ha poi imposto limitazioni per quanto riguarda la produzione di energia idroelettrica: da gennaio ad agosto 2022 si è registrato un calo del 38,5% della produzione di energia da impianti idroelettrici.

Le conseguenze della stagione di siccità sono evidenti anche per quel che riguarda l’ambiente alpino: le Alpi hanno avuto il 63% in meno delle nevicate rispetto al solito, con conseguenze economiche ma soprattutto di disturbo sull’ecosistema. Ma bisogna anche ricordare che meno neve durante l’inverno significa una riserva più povera di acqua di disgelo che andrà a rifornire fiumi e bacini idrici durante la primavera e l’estate.

E ORA?

La situazione attuale continua ad essere problematica, al punto che in Lombardia è stato rinviato l’inizio della distribuzione dell’acqua per irrigare i campi coltivati; e dal primo giugno al 30 settembre 2023 nei comuni serviti dall’acquedotto del Fiora, cioè nella maggior parte delle province di Siena e Grosseto, in Toscana, sarà vietato utilizzare l’acqua della rete idrica per riempire le piscine.

Al riguardo, il 6 aprile, il Consiglio dei ministri ha approvato l’istituzione di un Commissario straordinario nazionale per la siccità, che si occuperà nei prossimi mesi dei problemi relativi al tema. Il 14 aprile è poi stato approvato un decreto legge sulle “disposizioni per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche”.

Luca Mercalli, meteorologo, climatologo e presidente della Società metereologica italiana, avverte del rischio di una ennesima primavera secca: “se avremo due primavere consecutive senza pioggia sarebbe la prima volta che accade qualcosa del genere”.

Consapevoli della possibilità di questa evenienza possiamo agire in due direzioni: rimanere con il naso all’insù, come i personaggi di Siccità, in attesa della pioggia; oppure agire concretamente con azioni di controllo e soprattutto di gestione delle risorse. Lo scenario presentato nel film è a dir poco apocalittico, e svolge un ottimo lavoro nel concretizzare una situazione che sembra iperbolica oggi, ma che potrebbe non esserlo tra dieci anni. Forti di questa consapevolezza, è nostro dovere in quanto cittadini fare tutto ciò che è in nostro potere per trovare delle soluzioni alla crisi idrica finché possiamo.

Fonti: