Sono sempre più frequenti le notizie di enormi iceberg che si distaccano dalle banchise polari. L’ultima in ordine di tempo è quella relativa al blocco di ghiaccio staccatosi dalla piattaforma Brunt in Antartide [1], chiamato ora A-81. L’evento è stato immortalato dal satellite Sentinel-2 dell’ESA, che ha anche permesso agli esperti di monitorare tutte le fasi di formazione e allargamento della spaccatura sulla piattaforma, fino al distacco finale del blocco. Come al solito, ci si è sbizzarriti a trovare paragoni per la dimensione dell’iceberg; diciamo che l’estensione del pezzo di ghiaccio in questione è simile a due volte la città di New York, o cinque volte l’area dell’isola di Malta. In ogni caso, ci si potrebbe riempire un bel numero di bicchieri di spritz.

Una piattaforma di ghiaccio è un’imponente struttura permanente formata da ghiaccio marino galleggiante, spessa tra i 100 e i 1000 metri. La più grande è la piattaforma di Ross, si trova proprio in Antartide ed è grande quasi quanto la Francia. Queste strutture si formano come prolungamenti di ghiacciai e calotte polari che dal continente si estendono fin dentro il mare; come tale, le piattaforme costituiscono un fragile sostegno al ghiaccio sulla terraferma per evitare che finisca in acqua. Nello specifico, la piattaforma Brunt si trova nel settore del Mare di Weddell, uno dei tratti di mare più meridionali al mondo. Essendo così vicino al polo, è parzialmente o completamente ghiacciato a seconda delle stagioni, anche se negli ultimi anni la copertura ghiacciata è diminuita sensibilmente [2]. Il problema riguarda tutto il continente, che sta perdendo ghiaccio marino a ritmi preoccupanti. E’ infatti molto recente la notizia del record della nave Laura Bassi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS), che ha raggiunto il punto più meridionale mai toccato da una nave nel Mare di Ross, sempre in Antartide. Questo traguardo è stato possibile perché lo strato di ghiaccio attraversato dalla nave era particolarmente sottile.

Mappa dell’Antartide, con le sue piattaforme di ghiaccio (o ice shelves). L’iceberg A-81 si è staccato dalla piattaforma Brunt, in alto a sinistra nell’immagine, mentre la nave Laura Bassi dell’OGS ha raggiunto il punto più meridionale mai toccato da una nave nel Mare di Ross, in basso al centro.

L’oceano meridionale, che è quello che circonda il continente antartico, ospita migliaia di iceberg, che si staccano dalla costa e vagano per poi fondersi (perché il ghiaccio fonde, non si scioglie). Alcuni di questi sono dei veri bestioni. Oltre alla navigazione (vi ricordate Jack e Rose?), possono mettere a rischio anche gli ecosistemi delle zone circostanti, come successo per l’iceberg A-68, che si è staccato dalla costa antartica ed è stato trasportato dalla corrente fino ad avvicinarsi all’isola della Georgia del Sud (territorio britannico da non confondere con la nazione caucasica o lo stato americano), facendo temere per il delicato ecosistema dell’isola. Pericolo parzialmente scampato, visto che l’iceberg non ha raggiunto l’isola, ma la grande quantità d’acqua rilasciata dalla sua disgregazione ha comunque lasciato delle tracce evidenti [3]. 

Le regioni polari purtroppo sono molto più sensibili di altri luoghi agli effetti del recente cambiamento climatico, a causa della cosiddetta “amplificazione polare”, che porta ad un aumento della temperatura superficiale molto maggiore rispetto al resto del mondo. L’Artico si sta scaldando circa quattro volte il tasso di riscaldamento globale, mentre per l’Antartide c’è un fattore tre di riscaldamento. Di conseguenza, il continente antartico sta diventando sempre più verde [4]. L’aumento di vegetazione sarebbe un’ottima notizia se accadesse in un qualunque altro luogo sulla Terra, ma non in un continente coperto dai ghiacci e così importante per il clima globale. Già, perché essendo il sistema climatico fortemente interconnesso, quello che succede in Antartide ha conseguenze su tutto il globo. 

Prima di tutto, una precisazione. Il ghiaccio marino galleggiante si trova già in acqua, quindi la sua disgregazione non contribuisce all’aumento del livello del mare. Come già detto all’inizio, le piattaforme di ghiaccio offrono però un fondamentale supporto ai ghiacci del continente. Se le piattaforme scompaiono, il ghiaccio della calotta può scivolare in basso più facilmente fino a finire nell’oceano, aumentando quindi il livello del mare. Questo effetto, oltre all’aumento delle temperature, sta facendo temere molto per la sorte di diversi ghiacciai antartici [5]. C’è poi un elemento più sottile da comprendere, che fa parte dei meccanismi di feedback (o retroazione) tipici del sistema climatico. Sono essenzialmente dei circoli virtuosi/viziosi, che amplificano o riducono gli effetti di un certo fenomeno su altri processi. In questo caso, la fusione dei ghiacci (marini e non), porta ad un riscaldamento netto per il clima. Vediamo insieme il perché.

La fusione dei ghiacci (marini e non) porta a un aumento della radiazione solare assorbita dalla superficie, a causa della capacità del ghiaccio di riflettere quasi tutta la radiazione solare incidente (basti pensare a quanto è facile rimediare una scottatura quando si passa una giornata di sole sulla neve); questa proprietà si chiama albedo e comporta un effetto raffreddante per il clima. Questo maggiore assorbimento è rilevante soprattutto ai poli, data l’enorme quantità di ghiaccio a disposizione. La conseguenza principale dell’assorbimento di radiazione solare è l’aumento delle temperature, che rinforza il fenomeno della fusione del ghiaccio e l’assorbimento di più radiazione solare, che causa un ulteriore riscaldamento. Questo è un esempio di feedback positivo, nel senso che il processo iniziale viene amplificato in modo molto simile a un circolo vizioso.

Esempio di feedback positivo (rinforzante). Un aumento di temperatura porta alla fusione dei ghiacci, che causa un maggiore assorbimento della radiazione solare da parte della superficie terrestre; questo si traduce in una ulteriore diminuzione dei ghiacci e un maggiore aumento delle temperature, che causano ancora più assorbimento di radiazione, e così via [6].

Il sistema climatico presenta moltissimi di questi meccanismi di feedback, il che lo rende fortemente non lineare e soggetto a punti di non ritorno, in cui i circoli viziosi amplificano a dismisura un determinato processo, fino a rendere impossibile il ritorno alle condizioni iniziali. Per questo motivo, la soglia di riscaldamento globale ritenuta non pericolosa dall’IPCC (il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, formato dai maggiori esperti del campo) è fissata a 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale [7], ossia prima che con le nostre attività iniziassimo ad emettere grandi quantità di gas serra in atmosfera. In sostanza, le nostre conoscenze attuali suggeriscono che entro quella soglia di aumento di temperatura non siano raggiunti punti di non ritorno, evitando così che gli effetti del cambiamento climatico diventino incontrollabili. Nel 2022 abbiamo raggiunto i 1.15°C di aumento [8], quindi lo spiraglio per restare sotto la soglia si sta chiudendo rapidamente. Come si dice in inglese, we are on thin ice.

Fonti.

[1] Mega-iceberg si è staccato in Antartide, il video | Passione Astronomia

[2] Climate crisis: Antarctica’s Weddell Sea lost area of ice twice the size of Spain over last five years | The Independent

[3] Tracking the demise of a giant Antarctic iceberg 

[4] Cambiamenti climatici: l’Antartide si scalda e cresce la diffusione delle piante native 

[5] Cambiamenti climatici, l’Antartide perde ghiaccio sempre più velocemente 

[6] Essential Global Warming and Climate Change Glossary & Definitions – Job One for Humanity 

[7] Riscaldamento Globale di 1.5 – IPCC – Focal Point Italia 

[8] Provisional State of the Global Climate in 2022 | World Meteorological Organization