Certe aree del nostro Paese, e del mondo in generale, ogni estate fanno i conti con l’allarme zecche! Da qualche anno però, la diffusione di questi pericolosi artropodi sta interessando anche ambienti diversi da quelli noti, le regioni alpine ne sono un triste esempio. Ancora una volta quindi ci ritroviamo a fare i conti con le conseguenze negative dei cambiamenti climatici e dell’aumento della temperatura globale. Ma che ci azzeccano i cambiamenti climatici con le zecche? E perché sono così temute?

Di cosa si tratta:

Le zecche sono artropodi della classe degli Aracnidi, a cui appartengono anche acari, ragni e scorpioni. Esistono circa 900 specie di zecche, tutte parassite. In Italia sono presenti 40 specie. Il rostro è l’apparato boccale attraverso cui succhiano il sangue. Nelle zecche molli (Argasidi) il rostro si distingue poco dal resto del corpo; nelle zecche dure (Ixodidi), dotate di scudo dorsale rigido, il rostro è più visibile ed è adatto a pasti più lunghi. Le zecche molli parassitano soprattutto gli uccelli, mentre le zecche dure parassitano tutti i vertebrati, in particolare i mammiferi. Se consideriamo solo le zecche dure, le specie più comuni sono la zecca dei boschi (Ixodes ricinus) e la zecca del cane (Rhipicephalus sanguineus).

Il ciclo biologico delle zecche si sviluppa attraverso 4 stadi: uovo, larva, ninfa e adulto. Il passaggio da uno stadio a quello successivo richiede un pasto di sangue, sia per le femmine che per i maschi; inoltre, le femmine adulte necessitano del pasto di sangue per la maturazione delle uova.

In genere le zecche sono attive nei mesi estivi, favorite da alti valori di temperatura e umidità. Gli inverni più miti e le primavere più calde favoriscono l’anticipazione della loro proliferazione e un maggior numero di esemplari. Quindi i cambiamenti climatici incidono parecchio sulla loro diffusione e sulla probabilità di incontrarle! Uno studio di meta analisi condotto a livello globale, pubblicato sulla rivista BMJ Global Health, rivela che in 12 anni sono raddoppiati i casi di contagio del batterio responsabile della malattia di Lyme veicolato dalle zecche. Anche l’ECDC (Agenzia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha pubblicato i dati sulla diffusione di questo parassita in Europa, segnalandone l’espansione.

Quali conseguenze?

L’Istituto Superiore di Sanità segnala le patologie infettive più comuni in Italia veicolate dalle zecche, in particolare, la malattia di Lyme, l’encefalite da zecche (TBE – Tick Borne Encephalitis), la febbre bottonosa del Mediterraneo e la babesiosi per i cani.

  • Malattia di Lyme: È causata dal batterio Borrelia burgdorferi. Nel 90% dei casi nella zona del morso si manifesta un arrossamento molto esteso, anche di 10-15 cm che costituisce un campanello d’allarme in seguito al quale bisogna intervenire adeguatamente. Nel restante 10% dei casi intorno al morso non si presenta alcun segno e la malattia si manifesta con una sintomatologia più evidente con febbre, dolori articolari, cefalea fino ad arrivare a meningiti, paralisi facciali, complicazioni cardiologiche, disturbi alla vista e artriti croniche. Si tratta con una cura antibiotica.
  • Encefalite da zecche (TBE): Si tratta di una malattia virale. Nel 70% dei casi la malattia ha un decorso trascurabile, il paziente spesso non si accorge dell’infezione e avverte solo piccoli dolori muscolari. Nel restante 30% dei casi, dopo pochi giorni compaiono sintomi clinici più evidenti come cefalea, febbre alta, mal di gola, dolori muscolari che durano per una settimana. I fenomeni scompaiono per circa una settimana, a cui segue una seconda fase più acuta della malattia con encefalite, compromissione cerebrale, paralisi flaccide, fino ad arrivare anche a stati di coma e morte. In Italia la mortalità è molto bassa, si attesta intorno all’1% o 2% dei casi di infezione. In altri paesi, soprattutto in Europa centrale, si arriva a percentuali molto più alte. Esiste però un vaccino che viene consigliato ai soggetti più a rischio, come i veterinari, i boscaioli, le guardie forestali e gli escursionisti.
  • Febbre bottonosa del Mediterraneo: È una malattia causata dal batterio Rickettsia conorii ed è tipica dell’area del Mediterraneo. La zecca vettore è la zecca del cane. La malattia è caratterizzata da un periodo di incubazione di 5-7 giorni e i sintomi principali sono febbre, eruzioni cutanee su tutto il corpo con papule di tipo eritematoso e un’area necrotica nel punto di attacco della zecca detta tache noire. Generalmente la malattia è benigna, ma può dare complicanze gravi nei soggetti immunocompromessi. Il cane non è considerato un serbatoio della malattia perché la Rickettsia si trova raramente nel circolo sanguigno periferico, ma può fungere da sentinella della presenza del patogeno in una certa area.

Come prevenire:

– In certi luoghi è preferibile indossare abbigliamento adeguato come pantaloni lunghi, scarpe chiuse, calze lunghe sopra i risvolti dei pantaloni, preferibilmente di colore chiaro in modo da poter facilmente riconoscere le zecche (magari poi le foto sono poco instagrammabili, ma pazienza).

– Evitare di lasciare i sentieri segnalati durante le passeggiate.

– Dopo aver visitato aree dove potrebbe registrarsi la presenza di zecche, è importante controllare con estrema cura la propria persona, i bambini, i propri indumenti e gli animali domestici.
Controllare tutto il corpo, con particolare attenzione ad ascelle, inguine, gambe, ombelico, collo e testa.

  • Come comportarci nel caso trovassimo una zecca attaccata al corpo:

– Rimuoverla al più presto afferrandola con una pinzetta il più possibile vicino alla cute; tirare leggermente imprimendo un movimento rotatorio. Evitare di schiacciare o stringere il corpo della zecca o di utilizzare sostanze oleose, alcoliche o calore, in quanto queste azioni potrebbero far rimanere parti boccali conficcate nella pelle o provocare il rigurgito della zecca nell’ospite aumentando il rischio di trasmissione delle infezioni.
– Detergere l’area con disinfettanti non colorati.

– In caso di comparsa precoce di un arrossamento o eritema nell’area del morso, o di qualsiasi altro sintomo simil influenzale, rivolgersi al medico. L’assenza di sintomi e/o lesioni nell’area di inoculo dopo circa 30-40 giorni dal morso esclude in genere l’infezione.

– Ricordiamo di non buttare la zecca: conservarla integra in alcool non denaturato al 70% (non utilizzare alcol rosa) o congelarla e inviarla all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS) della propria zona seguendo le indicazioni reperibili sul sito istituzionale. Questo sarà utile per l’identificazione morfologica ed eventuale isolamento di patogeni in caso di comparsa di sintomi, per poter ricevere cure mirate e medicine specifiche. Inoltre, potrebbe essere un’azione utile per mappare e segnalare il rischio sul territorio.

Fonti:

https://www.ausl.pr.it/comunicazione_stampa/campagne_informative_1/zecche-conoscerle-evitarle.aspx

https://www.epicentro.iss.it/zecche/

https://www.izsplv.it/it/ricerca-scientifica/278-progetti-della-tematica-neuroscienze/1022-zecche-rischi-salute-e-prevenzione.html

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