Uno dei luoghi comuni più popolari sui vaccini e causa di apprensione per molti genitori esitanti è la presunta pericolosità dei sali di alluminio in essi contenuti. È noto infatti che l’alluminio, come molte altre sostanze, è tossico in dosi elevate e la sua presenza in alcuni vaccini suscita molta preoccupazione nell’opinione pubblica.
Ma a cosa servono esattamente i sali di alluminio?
Per più di sessant’anni sono stati utilizzati come adiuvanti, termine che indica composti di varia natura comunemente aggiunti alla formulazione del vaccino per aumentarne l’efficacia e prolungare la protezione immunologica. Questo naturalmente permette di ridurre la quantità di antigeni e il numero di dosi da somministrare. I meccanismi attraverso i quali l’alluminio agisce sono molteplici e riguardano la stimolazione della produzione anticorpale e della immunità innata, il reclutamento delle cellule del sistema immunitario al sito di iniezione e l’interazione con l’inflammosoma, il meccanismo molecolare che dirige la reazione infiammatoria. In pratica quindi l’alluminio “aiuta” il nostro sistema immunitario a reagire al vaccino.
Naturalmente gli effetti collaterali esistono, ma sono per lo più locali, quali dolore e formazione di grumi o granulomi al sito di iniezione, dermatiti da contatto e mal di testa o dolori muscolari. Non è invece associato a severe reazioni locali o a problemi infiammatori sistemici. Un potenziale rischio riguarda l’aumentata possibilità di reazioni allergiche e anafilassi, ma solo in alcuni tipi di vaccini contro determinati virus (RSV, SARS), per i quali si raccomanda l’uso di altri tipi di adiuvanti.
L’alluminio è associato a diversi problemi neurologici ed è legittimo chiedersi se sia consigliabile iniettarlo nei corpicini dei nostri bambini. In realtà, come sentiamo spesso ripetere, è la dose che rende la sostanza tossica. I vaccini contengono in media meno di un millesimo di grammo di alluminio ed un bambino che ricevesse tutte le vaccinazioni previste nel primo anno di vita sarebbe esposto a 3-4 milligrammi di alluminio. Di questi, buona parte sarebbe escreto dai reni e solo una minima frazione, il 2%, si accumulerebbe nell’organismo in diverse sedi. Ma attenzione: di tutto l’alluminio accumulatosi, soltanto l’1% raggiungerebbe il cervello. In pratica, siamo nell’ordine del milionesimo di grammo! Molto meno di quanto il bambino assimili normalmente dalla dieta ad esempio. L’alluminio è infatti presente nei cibi, compreso il latte materno, nell’acqua, nel terreno, nei medicinali, nei prodotti manifatturieri. Il vaccino di per sé aggiunge una quantità infinitesimale al totale di alluminio con cui entriamo in contatto e che accumuliamo nell’arco della nostra vita (in media 35 mg).
Benché non si voglia sottovalutare la tossicità dell’alluminio, che esiste ed è comprovata da numerosi studi, bisogna ridimensionare la percezione di pericolo suscitata dalla sua inclusione nei vaccini. Naturalmente particolari attenzioni vanno riservate a coloro che hanno una funzionalità renale compromessa, compresi i bambini nati prematuri, perché negli individui sani l’alluminio viene escreto nelle urine e non si accumula nell’organismo se non in frazioni minime. Vale comunque la pena ricordare che quello degli adiuvanti nei vaccini è un campo di enorme interesse e che è in corso la ricerca di formulazioni sempre più sicure ed efficaci.
Erika Salvatori
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