L’analisi dei resti ossei delle vittime di un’epidemia avvenuta a Marsiglia nel 1722 ha rivelato che il ceppo responsabile di questa epidemia era strettamente imparentato con quelli che hanno prodotto la morte nera del 14o secolo. Il batterio è quindi sopravvissuto in Europa nascosto in un serbatoio umano o animale non ancora identificato.
Ring a-ring o’ roses,
A pocketful of posies.
a-tishoo!, a-tishoo!
We all fall down
Una collana di rose (bubboni ai linfonodi)
Una borsa di spezie (ritenute utili a tenere lontano le infezioni)
a-tishoo!, a-tishoo! (equivalente onomatopeico inglese dell’taliano Etchiu-Etciu )
Tutti cadiamo giù
Versione inglese del nostro girogirotondo
Pochi eventi nella storia umana hanno lasciato un ricordo indelebile e pauroso come la morte nera che ha falcidiato la popolazione europea nel corso del 14o secolo. A più riprese questa malattia è ricomparsa nel corso della storia da qualche parte del mondo, per poi sparire quasi del tutto, almeno fino alla volta successiva. Anche se la disponibilità di antibiotici ha reso la peste un brutto ricordo nei paesi più ricchi, nuovi casi di contagio continuano a comparire al giorno d’oggi in varie dei paesi più poveri del pianeta.
Probabilmente Il terribile ricordo della devastazione che il morbo ha causato nei secoli ha contribuito non poco alla grande quantità di energie dedicate allo studio di questa patologia. Il batterio responsabile della sua insorgenza è stato scoperto verso la fine dell’ottocento in modo quasi contemporaneo dal giapponese Kitasato Shibasaburō e dallo svizzero Alexandre Yersin, in onore del quale è stato ribattezzato Yersinia pestis. Il batterio è normalmente presente nei roditori e può essere trasmesso all’essere umano tramite le pulci di questi animali. In alcuni casi l’infezione può raggiungere i polmoni e in questo caso diventa trasmissibile da un essere umano all’altro.
La datazione dell’evoluzione molecolare del batterio risulta complicata dalla diversa velocità di sostituzione dei nucleotidi in diversi ceppi, tanto che in passato si era persino dubitato del fatto che questo batterio fosse la sola causa delle spaventose epidemie storiche. Ma l’estrazione di materiale genetico dai resti di vittime la cui morte è stata datata precisamente ha dimostrato chiaramente la presenza di Y.pestis. Il DNA estratto dalle vittime ha anche portato solide prove all’ipotesi secondo cui il batterio ha continuato a esistere e ad evolversi per lungo tempo nei roditori asiatici; a partire da questi si sarebbe trasmesso all’essere umano in tre occasioni distinte, portando allo sviluppo di tre principali pandemie mondiali di peste: la cosiddetta peste di Giustiniano, che ha colpito l’Europa tra il VI e VIII secolo; la seconda pandemia, attiva tra XIV e XVIII secolo; e la terza pandemia, iniziata in Asia nel XIX secolo e tuttora in atto (almeno in alcuni paesi del terzo mondo).
Ma che fine aveva fatto il batterio tra la il periodo della peste nera e le successive epidemie avvenute nel corso della seconda pandemia? Dove può essere rimasto nascosto nei decenni, a volte secoli, intercorsi tra i vari episodi? Anche se non esiste una risposta definitiva, il lavoro svolto da Kirsten Bos, del Department of Archeological Sciences dell’Università di Tuebingen (Germania), in collaborazione con altri ricercatori europei, statunitensi, canadesi e australiani, ha aggiunto un importante tassello alla storia naturale di Yersinia pestis. Il lavoro svolto dal gruppo di ricerca, e pubblicato sulla rivista scientifica eLife, ha esaminato i resti ossei di alcuni individui deceduti a Marsiglia nel 1722 nel corso di uno degli ultimi episodi di peste attribuibili alla seconda pandemia. Il materiale genetico estratto e sequenziato dagli autori ha dimostrato una chiara correlazione fra il batterio francese del 1700 e quello che ha colpito le grandi città dell’Europa nel 1400. Dato che queste linee di batteri sono molto differenti da quella presente nei roditori asiatici selvatici, più simile a quella della terza pandemia, il batterio caratteristico della seconda non può essere sopravvissuto per secoli in questo serbatoio naturale, né essersi allontanato tanto dall’Europa nei 400 anni intercorsi fra i due episodi. La spiegazione più sensata è che da qualche parte nel continente è stato, e forse è tuttora, presente un serbatoio batterico, umano o animale, distinto da quello dei roditori asiatici. La morte nera ha camminato a lungo tra di noi.
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