C’é un mistero che gli scienziati stanno cercando di svelare: quello della colonia di pinguini scomparsa. O meglio, non è proprio scomparsa l’intera colonia, però si è stimato che si sia ridotta drasticamente: da circa 900.000 a circa 100.000 pinguini. Pazzesco.

“Dove diavolo sono finiti i pinguini?!” questa è sicuramente la domanda che si sono posti i ricercatori Henri Weimerskirch e Charles Bost, dell’ente di ricerca francese CNRS, a inizio 2017, osservando le immagini aeree di Île aux Cochons, un’isola vulcanica che si trova a metà strada fra Madagascar e Antartide e che è stata raramente visitata dagli esseri umani. Solo qualche decennio fa, pareva che la colonia di pinguini reali (Aptenodytes patagonicus) fosse decisamente stabile: era la colonia più grande della specie e la seconda fra tutte le specie di pinguini esistenti.

Ben presto, i ricercatori hanno iniziato i lunghi e faticosi preparativi burocratici e tecnici, al fine di organizzare quella che sarebbe stata la sola terza spedizione di sempre sull’isola in questione. Spesso ci si dimentica quanto la programmazione di tali spedizioni possa essere complessa. In questo caso, i ricercatori sapevano che avrebbero avuto al massimo 5 giorni a disposizione, in virtù dei mezzi tecnici ed economici, ma anche del permesso a soggiornare in un’ecosistema molto fragile. Finalmente, nel novembre del 2019, il team a bordo di un elicottero è atterrato sull’isola di 6 km di diametro con 700 kg di attrezzatura.

La prima priorità dei ricercatori era quella di applicare dei trasmettitori alle penne di 10 pinguini, per vedere se i cambiamenti del foraggiamento avrebbero potuto contribuire alle perdite. Altri ricercatori, nel frattempo, hanno installato trappole, telecamere e ottiche per la visione notturna per cercare gatti e topi, introdotti molto tempo fa da cacciatori di balene o di foche, che sono noti per mangiare uova e pulcini di uccelli marini.

Gli scienziati hanno anche prelevato campioni di sangue di pinguino, che verranno successivamente sottoposti a screening per valutare la presenza di malattie e ottenere altri dati. Sono state anche raccolte piume e ossa di pinguino che potrebbero fornire ulteriori indizi ecologici, compresi i cambiamenti nella dieta.

Al giorno d’oggi, svariati dati devono ancora essere analizzati, ma i ricercatori hanno già escluso alcune possibili spiegazioni per il massiccio declino della colonia di pinguini. I predatori di terra, ad esempio, non sembrano aver avuto un ruolo. Gli esami di pulcini e pinguini adulti, nonché delle ossa rinvenute, non hanno rivelato segni di morsi di gatto o topo e le telecamere della squadra non hanno registrato attacchi.

Inoltre, a quanto pare, i pinguini non si sono trasferiti da qualche parte nelle vicinanze. Una seconda colonia più piccola presente sull’isola, in un sito naturale per il trasferimento, aveva solo circa 17.000 coppie, non abbastanza per spiegare il massiccio abbandono nel gruppo principale. E Bost afferma che non vi è alcuna ovvia indicazione, ad esempio nelle immagini satellitari, che la colonia si sia trasferita in un’altra isola.

Dunque che cosa ha determinato l’eliminazione di un così massiccio numero di pinguini? Apparentemente, non sono state le malattie. Il team sta attendendo tutte le analisi del sangue, ma sono stati osservati pochi uccelli malati o cadaveri freschi. Nel caso, si sarebbero aspettati di vedere carogne e individui in cattive condizioni, ma gli animali sembravano sani.

Invece, Bost e i suoi colleghi sospettano che i cambiamenti nell’oceano circostante abbiano costretto i pinguini a nuotare più lontano per trovare cibo. Gli studi condotti su altre colonie di pinguini reali suggeriscono che gli esemplari dell’Île aux Cochons nuotano normalmente verso un’area oceanica a centinaia di chilometri a sud nota come fronte polare o convergenza antartica. Il fronte segna l’estensione settentrionale delle fredde acque antartiche. I pinguini sono attratti dalle molte creature marine che si radunano su tali “confini termici”, in particolare la preda principale di questa specie, il pesce lanterna (Myctophidae), che forma enormi banchi a circa 100 metri o più sotto la superficie.

Il fronte polare non rimane nello stesso posto ogni anno. Durante alcuni anni, le anomalie climatiche note come El Niño e Dipolo subtropicale dell’Oceano Indiano provocano il riscaldamento delle acque oceaniche nella regione e il fronte polare si sposta verso sud, più vicino al polo e più lontano dall’Île aux Cochons.

Durante i viaggi di foraggiamento più lunghi, la fame potrebbe costringere il pinguino genitore rimasto alla colonia a lasciare il nido per nutrirsi, abbandonando i pulcini vulnerabili ai predatori o alla fame. L’allungamento di questi viaggi potrebbe anche rendere i pinguini adulti più vulnerabili allo stress e alla predazione. E quegli anni anomali offrono un’anteprima di come dovrebbe riscaldarsi l’Oceano Antartico nei prossimi decenni, spostando costantemente il fronte polare più a sud.

D’altronde, nel 2015, gli stessi ricercatori avevano pubblicato uno studio riguardante una colonia di pinguini reali più piccola presente a Possession Island, a 160 km ad ovest di Île aux Cochons, che era stato condotto monitorando 120 pinguini nell’arco di 16 anni. Si evidenziava come negli anni in cui il fronte polare si spostava a sud, a causa delle correnti calde, i pinguini dovevano nuotare centinaia di chilometri in più e la popolazione riproduttiva diminuiva anche del 34%.

Se questo scenario spieghi l’incidente dell’Île aux Cochons potrebbe non essere mai del tutto chiaro. Ma i trasmettitori che i ricercatori hanno posto sui 10 pinguini durante la spedizione potrebbero offrire alcuni nuovi indizi. Una cosa è certa, se il cambiamento climatico continuerà ad incalzare il nostro pianeta, in futuro sarà più probabile che avremo una risposta univoca a misteri come questo.