Il lago Peigneur è un piccolo bacino ubicato in Louisiana, Stati Uniti, a poche decine di chilometri dal golfo del Messico. Tutta la regione è ricca di laghi e specchi d’acqua, a causa della vicinanza con il grande delta del Mississippi, e il fatto che questo sia il lago più profondo della Louisiana non dovrebbe colpire quanto il come esso lo sia diventato in tempi recenti.

Tornando indietro nel tempo, alla fine dell’ottocento, un ricco ex attore si stabilì sulle rive del lago, e necessitando di acqua per irrigare la tenuta, decise di scavare un pozzo nella sua proprietà. Il pozzo inaspettatamente, anziché una serie di depositi fluviali o lacustri, incontrò roccia, anzi sale! Infatti, dopo alcuni strati di gesso (solfato di calcio idrato), gli operai incontrarono un ricco giacimento di halite (cloruro di sodio): il comune salgemma. Il caso volle che il pozzo fosse stato scavato al culmine di quello che si definisce un “diapiro” o duomo salino.

E qui parte lo “spiegone” geologico, portate pazienza.

I sali, o meglio, le evaporiti (di cui il sale da cucina “NaCl” è il principale componente, assieme ai solfati di calcio, i cloruri di potassio e altre specie mineralogiche) sono rocce nate dall’evaporazione ciclica di grandi bacini di acqua, che, come in una pentola d’acqua per la pasta lasciata troppo sul fuoco, depone i suoi sali. Questi vengono deposti in livelli, partendo dal meno solubile fino al più solubile, in una serie ciclica di eventi di evaporazione che arrivano a creare livelli spessi fino a centinaia di metri.

Le evaporiti hanno particolari proprietà fisiche: sono poco dense ma molto plastiche e questo, quando sono sepolte sotto il peso dei successivi sedimenti, le trasforma in una sorta di fluido estremamente viscoso. Come il dentifricio nel tubetto quando viene strizzato, il sale sottoposto ad alte pressioni e temperature “cerca” una via di fuga verso l’alto. In queste condizioni può arrivare a “sfondare” e farsi largo entro i sedimenti soprastanti, formando una cupola in risalita verso la superficie.

Questa struttura viene chiamata diapiro o duomo salino e sono eventi geologici piuttosto comuni sulla Terra: si pensi che alcuni possono essere addirittura visti dallo spazio! I duomi salini sono poi oggetto di attenzioni da parte dell’industria mineraria, e questo sia per il sale in sé, sia perché il diapiro, risalendo, ha bucato e deformato i livelli di sedimenti più recenti, formando strutture che sono spesso mineralizzate da idrocarburi.

Tornando alla tenuta del ricco proprietario di fine ‘800, la scoperta del sale venne in breve tempo valorizzata, con la costruzione di un primo pozzo minerario, e l’installazione di una cava in sotterraneo che arrivò nei primi decenni del novecento a produrre centinaia di migliaia di tonnellate di minerale ogni anno, dando lavoro a centinaia di persone.

La cava sotterranea nel corso di ottant’anni di attività si espanse, coltivando il duomo salino a bancate e pilastri, fin sotto al letto del lago e fino raggiungere un quinto livello a ben 560 m di profondità, cosa che richiese l’ausilio di compressori e pozzi di ventilazione per l’aria.

È la storia di una tranquilla coesistenza tra il lago e la cava in sotterraneo, finché nel 1980 la compagnia petrolifera americana Texaco ottiene l’autorizzazione per effettuare 2 pozzi esplorativi alla ricerca di idrocarburi in zona. L’obiettivo delle perforazioni era infatti quello di investigare, alla ricerca di idrocarburi, alcuni livelli sabbiosi deformati dalla risalita del diapiro salino.

Due impianti furono inviati su chiatte in mezzo al lago, e iniziarono i lavori di perforazione. Giunti alla profondità di 460 metri, uno dei due impianti fece un sobbalzo e si inclinò: la pressione al pozzo scese clamorosamente, e si perse tutto il fango in circolazione in foro. Gli equipaggi di entrambe le chiatte furono subito evacuati: appena in tempo per notare come attorno alla chiatta si stesse formando un enorme mulinello, quasi che si fosse appena tolto il tappo di una immensa vasca da bagno.

In pochi minuti il flusso d’acqua allargò il foro di perforazione, e il fondale sprofondò di oltre 60 m, creando un vortice che inghiottì entrambe le chiatte e altre 11 barche presenti nei dintorni quel giorno, assieme a tutta l’acqua del lago.

Nel frattempo nella cava di sale, una cinquantina tra operai e visitatori osservarono stupiti l’afflusso di una enorme quantità di acqua dal quarto livello, ormai non più sfruttato da tempo. L’acqua, come è noto, scioglie il sale, ed è per questo che, senza esitazione, i minatori evacuarono la cava tramite un montacarichi che poco dopo venne sparato a centinaia di metri di distanza dal “geyser artificiale” più grande della Louisiana.

Intanto in superficie, l’acqua che normalmente sarebbe dovuta scorrere dal lago Peigneur al golfo del Messico, aveva invertito direzione, portando un enorme volume di acqua salmastra a riversarsi in quello che rimaneva del lago. Nei pressi del pozzo, dove il gorgo aveva scavato la voragine più ampia e profonda, si venne a creare una cascata “temporanea” di acqua di mare di 40 metri, la più alta che lo stato della Louisiana abbia mai visto.

Fu solo per caso e per la perizia dei minatori della cava di sale, che nessuno morì quel giorno. Anche 8 delle 11 imbarcazioni ingoiate dal lago vennero a galla al riempimento del lago da parte dell’acqua del golfo, emergendo come tappi di sughero in una vasca da bagno.

Ma il danno in termini ambientali fu di portata difficile da quantificare: in poche ore un lago di pochi metri di acqua essenzialmente dolce, si trasformò in un bacino salmastro profondo fino a 60 metri, stravolgendo completamente l’ecosistema preesistente.

Meno complicata fu la valutazione dei danni subiti dalla cava di sale -totalmente compromessa- e dalle proprietà antistanti il lago: pare che la Texaco offrì un patteggiamento milionario a tutte le parti in causa, ed in particolare all’azienda proprietaria della cava.

Come emerse in seguito, infatti, fu un clamoroso errore di calcolo – si pensa una errata conversione del sistema di riferimento cartografico delle coordinate di testa pozzo- a posizionare in modo scorretto uno dei due impianti di perforazione. Questo si trovò a circa 200 metri più vicino alla zona di cava rispetto a quanto pianificato originariamente, causando quindi l’attraversamento della propaggine più nordoccidentale delle gallerie a 460 metri di profondità.

Pensare che un habitat sia stato completamente sovvertito per un errore di calcolo così banale, aiuta a riflettere sul potere che abbiamo sulla natura che ci circonda, e sulla responsabilità che ciascuno di noi dovrebbe avere nei confronti dell’ambiente.

Fonti

  1. Noel de Nevers – University of Utah, Salt Lake City
  2. “Who Pulled the Plug on Lake Peigneur?” Gold Michael, 1981, Science 81 Magazine, November

Credits image: https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Immagini_Creative_Commons_by_4.0#/media/File:MAPPA_PEIGNEUR.jpeg (Modifica nella ricostruzione dell’assetto geologico a partire dall’opera propria di Enrico Cabianca)