Si parla spesso delle onde elettromagnetiche dei telefoni cellulari e dei rischi per la salute ad essi correlati: che cosa c’è di dimostrato e cosa di infondato?

I telefoni cellulari, così come le altre tecnologie wireless, fondano il proprio funzionamento sul passaggio di informazioni tra un’antenna trasmittente e una ricevente (eventualmente capaci di essere alternate per gestire una comunicazione bidirezionale): le informazioni vengono codificate agendo sul cambio delle caratteristiche delle onde elettromagnetiche (come per esempio modulazione di ampiezza, frequenza o fase) che vengono propagate dall’antenna trasmittente e “lette” da quella ricevente.

I campi elettromagnetici o radiazioni sono un fenomeno che sia in natura (uno dei casi più noti è la luce solare) che nelle applicazioni (come quelle wireless) si possono dividere in due grandi categorie:

  • ionizzanti: onde la cui energia è tale da ionizzare un atomo colpito (cioè di modificare la sua carica elettrica e la sua reattività), andando ad alterare la struttura delle molecole di cui fanno parte, come ad esempio il DNA, e potendo causare in ultimo l’insorgenza di tumori
  • non ionizzanti: onde la cui energia non è sufficiente a scatenare gli effetti delle ionizzanti

In questo articolo l’attenzione viene rivolta verso le tecnologie wireless le cui onde rientrano nella categoria onde non ionizzanti.

Non esistono quindi effetti nocivi ricondotti all’uso dei cellulari?

Gli unici effetti nocivi accertati dalla comunità scientifica sono legati al riscaldamento dei tessuti e allo scopo di contenere questo effetto esiste un limite massimo di legge legato al SAR (Specific Absorption Rate)[1]: il SAR è un valore fisico che descrive il livello assorbimento di un’emissione elettromagnetica da parte dei tessuti biologici e, a seconda dei tessuti biologici (parti del corpo, età della persona), il grado di assorbimento può cambiare.

A scopo cautelativo i limiti di legge sono fissati considerando il caso peggiore e tutti i costruttori di dispositivi wireless sono obbligati a rispettare queste soglie per poter vendere i loro prodotti in rispetto della salute pubblica [2].

Analogamente, le compagnie telefoniche o le aziende responsabili dell’installazione di antenne emettitrici sono tenute a rispettare emissioni massime di potenza definite dalla comunità europea ed implementate dai paesi degli stati membri, tra cui l’Italia [3].

Se l’unico impatto sulla salute realmente dimostrato è il riscaldamento dei tessuti, a cosa si riferisce l’organizzazione mondiale della sanità  (OMS) quando parla di classificazione “potenzialmente cancerogena”[4]?

Il dibattito sulla sicurezza delle radiofrequenza ha portato, e tuttora porta, ad un esame attento di tutti i potenziali effetti, non solo termici ma anche cancerogeni.

Su quest’ultimo punto si sono susseguiti una lunga serie di studi, il più recente e di riferimento per la comunità scientifica è lo studio Interfone, condotto dall’Associazione Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC), il cui risultato non ha dimostrato legami di causa effetto ma, non potendo escludere possibili correlazioni tra persone affette da cancro e uso prolungato su cellulare, si è classificato questo elemento nella categoria 2B.

A scopo di chiarimento, la classificazione IARC comprende diversi livelli di causalità [5]:

  • Group 1 (carcinogeni umani certi) – es. tabacco, alcolici, radiazione solare
  • Group 2A (carcinogeni probabili per l’uomo) – es. steroidi anabolizzanti
  • Group 2B (carcinogeni possibili per l’uomo) – es. radiofrequenze
  • Group 3 (non classificabili come carcinogene)
  • Group 4 (probabilmente non carcinogene)

Com’è possibile notare, il gergo specialistico pone molta differenza nell’uso delle parole “probabile” e “possibile”, così come, guardando tra gli agenti appartenenti alla stessa categoria 2B [6], si possono trovare altri agenti quali gli anticoncezionali al progesterone la cui pericolosità risulta molto inferiore a quella di altri agenti del gruppo 1 (tabacco, alcolici, radiazione solare) e che restano comunque legate al dosaggio.

Conoscere le normative e le classificazioni di riferimento nel settore scientifico aiutano a non incappare in errori di considerazione (i limiti di legge e di produzione sono introdotti per contenere solo gli effetti termici dei dispositivi wireless, gli unici finora misurati) e in generalizzazioni che allontanano dallo scopo informativo cui vorrebbero tendere.

Nel prossimo articolo si prenderanno in esame gli accorgimenti consigliati per ridurre gli effetti termici dei dispositivi mobili.

fonti:

[1] organizzazione mondiale della sanità

http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs193/en/

[2] FCC – ente regolatore dei limiti SAR in America

https://www.fcc.gov/general/specific-absorption-rate-sar-cellular-telephones

[3] norme e limiti di legge per il dimensionamento delle stazioni radio base

https://www.arpae.it/elettrosmog/legge2.html

[4] comunicato dell’OMS sui risultati dello studio interphone

http://www.iarc.fr/en/media-centre/pr/2011/pdfs/pr208_E.pdf

[5] livelli cancerogenicità IARC

http://monographs.iarc.fr/ENG/Classification/

[6] lista degli agenti IARC

https://monographs.iarc.fr/ENG/Classification/ClassificationsAlphaOrder.pdf