“La più grande forma di libertà è quella di potersi domandare da dove veniamo e dove andiamo.”
Nel 1984 il Nobel per la Fisica viene assegnato a Carlo Rubbia (insieme a S. van der Meer), un fisico “particellare”. Col suo progetto UA1, che coinvolge più di 100 scienziati da tutto il mondo, Rubbia aveva, infatti, scoperto solo l’anno precedente, i bosoni vettoriali W+, W− e Z, ovvero quelli responsabili delle cosiddette “interazioni deboli”.
Il Nobel è tutto meritato, perché la scoperta fu resa possibile proprio dalla sua fondamentale intuizione di modificare il supersincrotrone del CERN, per far sì che si producesse una collisione di protoni e antiprotoni (particelle elementari), tale da raggiungere energie sufficientemente elevate per produrre i bosoni intermedi, (particelle cento volte più grandi dei protoni) e dimostrare la contemporaneità di interazioni elettromagnetiche e deboli.
Nonostante ciò, in un’intervista, minimizzerà “Uno scienziato quando lavora non pensa ai riconoscimenti. Non ragiona come un atleta alle Olimpiadi che ha come obiettivo la medaglia d’oro. La ricerca è motivata dal piacere e dal divertimento. Il piacere che si prova ad essere l’unica persona al mondo ad avere una risposta, di essere in possesso di una verità che nessun altro in quel momento sa, è il premio infinitamente più importante di qualsiasi altro”
Ma chi è Carlo Rubbia?
Nato a Gorizia nel 1934, si laurea in Fisica presso la Normale di Pisa con una tesi sui raggi cosmici. Il suo curriculum vanta collaborazioni a livello internazionale: dopo aver lavorato alla Columbia University e a La Sapienza, è stato direttore del CERN di Ginevra e docente presso la Harvard University.
Nel 2007 è stato eletto membro dei consiglieri in materia di energia e cambiamenti climatici dell’Unione Europea, e dal 2008 è consigliere speciale per l’energia presso il CEPAL (Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America Latina).
Per i suoi meriti scientifici nel 2013 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo nomina Senatore a vita. E la sua attività parlamentare è tutt’altro che di rappresentanza, in quanto Rubbia si è sempre dimostrato interessato al futuro della scienza in Italia, nonostante abbia passato la maggior parte della sua vita all’estero, insistendo sulla questione dei “cervelli in fuga”.
Prima di partire per la Spagna per il suo progetto sulle centrali a energia solare, dichiara, amareggiato: “Mi chiedo dove andranno a finire le competenze italiane. Almeno quelle che oggi vi restano. La situazione è demoralizzante ed è chiaro che i giovani si rivolgano altrove. Gli enti di ricerca vogliono fare solo ricerca applicata, mortificando sempre più la ricerca di base. Ma la ricerca di base è paragonabile alle radici di un albero: se si vogliono i frutti bisogna alimentare le radici. In Italia invece si tagliano le radici. E allora, secondo lei, quali frutti potrà produrre domani quell’albero?”
È, inoltre, socio onorario nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei, della Pontificia Accademia delle Scienze, della National Academy of Sciences statunitense, dell’Accademia russa delle scienze, della Royal Society, membro del comitato scientifico della Fondazione Italia USA e componente di numerose altre accademie europee e americane, tra le quali il Gran Sasso Science Institute dell’Aquila, dove è professore emerito.
Ma la sua attività di ricerca non si è limitata solo al suo specifico ambito, da scienziato eclettico qual è, si è occupato anche di fusione nucleare a confinamento inerziale, neutrini solari (o provenienti da altre stelle più lontane), stabilità dei protoni, realizzazione di un nuovo tipo di reattore nucleare a fissione basato sull’impiego del torio.
Uno dei suoi contributi più importanti è in campo medico: il TARC (transmutation by adiabatic resonance crossing), un progetto iniziato nel 1996 e destinato alla produzione di radioisotopi per uso diagnostico e terapeutico.
Rubbia non è solo uno scienziato prolifico e intelligente, è uno dei personaggi del mondo accademico più controversi dei nostri tempi.
Apertamente schierato contro l’uso dell’energia nucleare a fissione e strenuo sostenitore dell’energia solare, spesso viene tirato per la giacchetta dai detrattori dell’origine antropica dei cambiamenti climatici.
C’è da dire, però, che Rubbia non è un negazionista, ma le sue riflessioni, spesso estrapolate ad hoc dal contesto, sono spesso usate a manifesto da chi nega che il cambiamento climatico sia di origine antropica.
Rubbia è inoltre dichiaratamente credente, come dimostra il suo libro, edito da Rizzoli, La tentazione di credere.
Secondo lui, infatti, scienza e fede non sono contrapposte, ma conciliabili. Anzi, la “perfezione” dell’universo sarebbe una prova dell’esistenza di un Essere superiore.
FONTI:
https://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-rubbia_(Enciclopedia-Italiana)/
https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Rubbia
https://home.cern/about/who-we-are/our-people/biographies/carlo-rubbia
https://www.scienzainrete.it/italia150/carlo-rubbia
https://www.senato.it/3182?newsletter_item=1694&newsletter_numero=159
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